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La Todde parte male: "Il voto sardo risposta ai manganelli"

Dice di essere il presidente di tutti, poi cavalca (fuori luogo) le manganellate e "licenzia" Briatore. Così la neo governatrice inizia malissimo

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La prima frase ovviamente è di circostanza. Alessandra Todde, sorriso stampato sulla faccia per la vittoria, ha assicurato: "Sarò presidente di tutti". Uno slogan buono per tutte le occasioni. Ci saremmo stupiti del contrario. Lo dicono tutti quanti, a destra e a sinistra. Poi, va da sé, alla prima occasione si torna subito al corpo a corpo, senza esclusione di colpi. Il fatto è che, a differenza del solito, la neo governatrice, il primo colpo, l'ha sferrato un minuto dopo. "La Sardegna ha risposto ai manganelli con le matite", ha detto. E, mettendo subito in chiaro le proprie velleità politiche future, ha annunciato che nei prossimi giorni lascerà l'isola per volare in Abruzzo e fare campagna elettorale per il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle.

Difficile sostenere che i sardi abbiano premiato la grillina, che al ministero per lo Sviluppo economico vantò salvataggi (inesistenti) di aziende (ormai fallite), piuttosto che punito Paolo Truzzu, candidato del centrodestra già poco apprezzato nella città che amministra. Più corretto, invece, dipingerla come una vittoria per demeriti altrui. Anche le liti tra Lega e Fratelli d'Italia le hanno sicuramente spianato la strada. E, nonostante tutto, il "grande trionfo" è stato un allungo di pochi metri al fotofinish. Lo 0,4% di differenza. Tremila voti scarsi in più per lei. "Il voto disgiunto...", commentano incazzati nel centrodestra. Ma poco importa. Alla fine l'ha spuntata la Todde: è solo questo a contare. E per Giuseppe Conte e Elly Schlein è il viatico giusto per rilanciare (lui) la scalata al Pd e (lei) il campo largo.

Il resto sono affari dei sardi. Il cv della Todde (insuccessi inclusi) è scritto, appunto, al Mise dove se lo ricordano ancora tutti il dossier Air Italy. A Olbia e dintorni, invece, forse non ce l'avevano più bene a mente quando sono andati a votare e in trecento-e-rotti-mila (quanto bastavano a darle la maggioranza) si sono lasciati incantare dai soliti schiamazzi. "Al governo sono tutti fascisti", andava in giro a urlare come una Schlein qualunque. E ora che è governatrice, la prima in Sardegna (altro che il Pd!), eccola buttarla in vacca legando il voto alle mazzate di Pisa. Come se in cima ai pensieri dei sardi ci fossero le piazze pro Palestina, le teste calde nei cortei e le manganellate della polizia.

Ora non resta che vedere se riuscirà a fare meglio di quando era al governo. Lei crede di sì. Tanto che, pronti-via, ha subito mandato a quel paese Flavio Briatore che qualche suggerimento su come far brillare l’isola ce l’avrebbe eccome da darle. La Todde pensa di farcela da sola: "Riusciremo a campare anche senza di lui". Dubitiamo fortemente.

L'inizio non è certamente dei migliori.

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