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"Voleva la forza pubblica", "Falso, chiedo un Gran giurì". Scontro Boccia-Balboni sul premierato

Il dem racconta come si sia infiammata Commissione Affari Costituzionali durante l'illustrazione degli emendamenti, ma il meloniano respinge tutte le accuse e contrattacca

"Voleva la forza pubblica", "Falso, chiedo un Gran giurì". Scontro Boccia-Balboni sul premierato

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Sul premierato si accende lo scontro all'interno dell'Aula del Senato. I protagonisti sono il capogruppo del Partito Democratico, Francesco Boccia, e il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni (Fratelli d'Italia). Nonostante in realtà la seduta odierna a Palazzo Madama riguardasse il ddl Nordio, il dem prende la parola e si scaglia direttamente contro il meloniano: "Nessuno di noi può dire: qui comando io e si fa come dico io, perché tale comportamento non appartiene alla stagione repubblicana e io non vorrei che fosse l'ennesima dimostrazione di una insofferenza alle regole, l'ennesima dimostrazione di un'insofferenza verso un modello che noi continuiamo a difendere". Ma che cosa è successo esattamente?

Boccia racconta un episodio avvenuto ieri sera dentro la prima Commissione (Affari Costituzionali) dove si discute il premierato: "Sono stati superati i limiti che riguardano non solo il rapporto maggioranza e opposizione, ma anche il ruolo del presidente". A Tito Magni di Alleanza Verdi e Sinistra "è stato detto che sarebbe stata chiamata la forza pubblica. Non ho mai sentito un collega ipotizzare l'allontanamento con l'intervento della forza pubblica. Mi auguro che ieri Balboni fosse stanco e che tutti vogliamo derubricare questa serata infelice". Per poi concludere: "Il presidente di commissione è il presidente di tutti, non è lì per rispondere al presidente Meloni, ma a tutto il Senato. Questa istituzione non è di nostra proprietà, noi dobbiamo servirla seguendo le regole. Noi, come lei". Il diretto interessato Magni non ne fa una questione personale: "La cosa che ha fatto più arrabbiare il sottoscritto è che Balboni si è permesso di irridere e mettere in discussione le nostre posizioni sul premierato: abbiamo presentato 800 emendamenti perché non siamo d'accordo e abbiamo utilizzato lo strumento democratico per dirlo. Non è tollerabile che Balboni ridicolizzi la nostra posizione".

La risposta di Balboni a Boccia

Pronta la replica del senatore Balboni: "La ricostruzione offerta dal presidente Boccia è infondata" e "io non mi sono mai permesso di ridere degli emendamenti del sentore Magni, ma lo hanno fatto i colleghi del Pd. Sfido chiunque su questo e chiedo un Giurì d'onore e che vengano sentiti i funzionari presenti", è la richiesta dell'esponente del centrodestra. "Si era d'accordo che ieri sera si sarebbe proceduto all'illustrazione degli emendamenti all'art. 1, su cui non insistono subemendamenti, facendo quanto era stato deciso tutti insieme all'unanimità. Alle 22.12 abbiamo concluso l'illustrazione degli emendamenti e l'ufficio di presidenza è stato fissato per oggi alle 12".

Dopo di che si arriva al merito della contestazione. "È vero che ho richiamato il senatore Magni, ma lo rifarei perché la senatrice Musolino aveva la parola e il senatore Magni si è alzato al suo fianco incombendo su di lei e urlando, impedendogli di svolgere l'intervento - spiega Balboni -. Questa è quello che è avvenuto: all'ennesimo richiamo, poiché non smetteva di urlare e sbraitare, ho detto 'chiamiamo la forza pubblica' e intendevo i commessi naturalmente. E infatti i commessi sono intervenuti - precisa -. Abbiamo interrotto i lavori e poi finalmente abbiamo potuto riprendere. Ho alzato la voce ma non sono stato né il primo né il secondo. Se l'opposizione urla per farmi ascoltare devo urlare anche io", conclude.

Dell'intera questione si occuperà la prossima Conferenza dei Capigruppo, ha alla fine annunciato la vicepresidente di turno, Mariolina Castellone.

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