Cultura e Spettacoli

Irène Jacob: "Giurata a Locarno poi star alla Mostra di Venezia"

L'attrice francese: "A Venezia porto 'Nessuna qualità per gli eroi' con Elio Germano". Il commosso ricordo per Antonioni

Irène Jacob: "Giurata a Locarno poi star alla Mostra di Venezia"

«Mi ripeteva: “Che bello!”, ogni volta che gli mostravo quel che sapevo fare, come attrice», racconta Irène Jacob, interprete emergente di cinema e teatro (Kristzof Kieslowski le dette notorietà dirigendola in La doppia vita di Veronica, nel 1991, premiato al Festival di Cannes per la sua interpretazione vibrante) e adesso giurata al Festival di Locarno, intenta a ricordare Michelangelo Antonioni in piccoli particolari, non senza importanza.

Ieri la rassegna cinematografica svizzera, giunta alla sessantesima edizione, ha aperto sotto l’ombra di due notevoli scomparse, Bergman e Antonioni, ai quali andrà l’omaggio commosso «in qualche angolo del festival», per dirla con Frederic Maire, direttore artistico del festival, ancora sotto choc per la recente dipartita di un altro artista di talento, quell’Ulrich Müehe apprezzato in Le vite degli altri e suo amico personale. E fa uno strano effetto sentir parlare del nostro cinema nei toni ardenti della giovane comedienne, classe 1966, che nell’episodio Film rosso della trilogia (ancora di Kieslowski) Tre colori recitava al fianco di Jean- Louis Trintignant e ha appena finito di girare, accanto al promettente Elio Germano, Nessuna qualità per gli eroi, film di Paolo Franchi (La lettrice) in competizione alla Mostra di Venezia. Sembra quasi che in Svizzera, mentre i neonazisti si preparano a occupare (illegalmente) il praticello del Rütli, per officiare a modo loro la festa nazionale del 1˚ agosto, un filo di speranza rimanga, nel mondo internazionalizzato della settima arte, ormai orbo di troppi maestri.

«Ho conosciuto Antonioni sul set di Al di là delle nuvole, ma credo che in Italia la tradizione registica di qualità non sia finita. Ho avuto il piacere d’essere diretta da Paolo Franchi, in una Torino metafisica, che assomigliava a Parigi, con i suoi spazi agorafobici», racconta la giurata Jacob, che in questi giorni lavorerà insieme a Saverio Costanzo, anche lui chiamato a giudicare le opere dei colleghi registi. Ma di che cosa parla Nessuna qualità per gli eroi, pellicola intorno alla quale circola ancora il mistero? «Parla di deriva umana. Si tratta della storia di Anna, il mio personaggio di ragazza disoccupata, sposata con un finanziere, interpretato da Bruno Todeschini. Nella loro vita di coppia, ormai priva di senso della realtà, irrompe Luca, cioè Elio Germano, che interpreta il ruolo della... palla da biliardo!», ride la simpatica Irène, zazzera nera sugli occhi vivaci. Vuol dire che il premiatissimo Germano (Ciak d’oro) rotolerà da una parte all’altra del tavolo della vita? «In un certo senso.

Perché la mia Anna è una francese, che non parla italiano e pertanto si isola. Ma sono anche una donna disponibile a uno strano rapporto con Luca, un sognatore disoccupato come me. Che tuttavia mostra una buona dose di carità verso gli altri», spiega l’attrice, che quest’inverno si avventura, al Teatro Odeon di Parigi, in una pièce di Heinrich von Kleist: Katharina von Heilbronn. E se Marco Müller ha individuato nella guerra l’anima della Mostra veneziana, qual è, per la Jacob, lo spirito guida del Festival di Locarno? «L’amore.

Declinato al femminile: ci sono venti film diretti da donne e che parlano della femminilità: penso a Ulrike von Ribbeck, col suo Früher oder später (Prima o poi) in concorso, al documentario della vostra Alina Marazzi, Vogliamo anche le rose, a La capture di Carole Laure. La vera qualità di un giurato è quella di vedere tutto, anche l’ultimo film coreano». Altro che nessuna qualità per gli eroi (e le eroine).

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