Mondo

Irak, gli sciiti decisi: domani approviamo la nuova Costituzione

Bush avverte i sunniti: «Dovete scegliere se vivere nella libertà o nella violenza»

Fausto Biloslavo

Continua il braccio di ferro sulla costituzione irachena, con gli sciiti decisi a farla votare dal Parlamento senza alcun cambiamento, i sunniti che minacciano la guerra civile ed i curdi nel mezzo. Domani i parlamentari dovranno votare la bozza già presentata in aula, ma alcuni politici iracheni pensano che la nuova scadenza sia insufficiente per giungere ad un compromesso. Il presidente dell’assemblea, Hajem al Hassani, ha rivelato che i punti di maggiore contrasto restano il federalismo, il riferimento nel testo al partito Baath di Saddam e la divisione dei poteri tra capo dello Stato, primo ministro e presidente del Parlamento. In pratica il vecchio partito Baath, già messo al bando, non potrà venir ricostituito sotto «qualsiasi nome».
Quella parte della guerriglia filo Saddam che era disponibile ad una tregua puntava, invece, a resuscitare il Baath. Non a caso, ieri, duemila sunniti sono scesi in piazza ad Al Dur, roccaforte dei nostalgici, dove è nato l’ex numero due di Saddam, Izzat Ibrahim al Duri, ancora latitante. Fra i dimostranti c’erano numerosi funzionari pubblici, poliziotti e militari che hanno gridato: «Abbasso la Costituzione, scritta dalla mano sionista» e «sacrificheremo la nostra vita e il nostro sangue per Saddam». Al Dur, nelle cui vicinanze è stato catturato il rais, si trova poco distante da Tikrit, una delle roccaforti sunnite, dove è nato Saddam.
Saleh al-Mutlak, uno dei negoziatori sunniti sul testo costituzionale ha candidamente spiegato che se la bozza «passerà ci sarà una rivolta nelle strade». La costituzione può sempre venir affossata se almeno i due terzi di elettori, in tre province, voteranno contro nel referendum popolare previsto per il 15 ottobre. La guerriglia ed il terrorismo si sono sviluppati soprattutto nelle province sunnite di Anbar, Salaheddin e Nineveh, dove ieri l’ennesima raffica di attentati ha provocato una dozzina di morti.
Il premier iracheno Ibrahim Jaafari ha rivelato che manca un accordo su soli due articoli della costituzione, senza indicarli esplicitamente. Probabilmente si tratta del federalismo e della messa al bando definitiva del Baath. «Siamo d'accordo su 151 articoli», ha spiegato il capo del governo di Bagdad, in una conferenza stampa, aggiungendo che l'intesa interessa anche i diritti umani, i diritti della donna, le libertà civili e politiche. Jaafari fa parte della maggioranza parlamentare sciita che ieri ha fatto capire l’intenzione di voler votare la bozza domani, senza alcun emendamento.
Secondo il presidente americano George W.

Bush il popolo iracheno ha già segnato la differenza, rispetto ad un passato di dittatura, preparando la bozza costituzionale. Il capo della Casa Bianca spinge gli iracheni a raggiungere il consenso di tutte le fazioni, ma avverte: «I sunniti devono scegliere. Vogliono vivere in una società libera o nella violenza?».

Commenti