Cronaca locale

«L’ultima cena» secondo Birtwistle

Capelli bianchi, sguardo ironico, aria meno intellettuale di certi suoi colleghi. Il britannico Harrison Birtwistle, 74 anni, può apparire così. Lontano dai soliti cliché dell’artista-vate con sguardo impegnato e irraggiungibile. Da giovane esponente della cosiddetta Scuola di Manchester, insieme a Goehr e a quel Maxwell Davies a cui il Mito torinese di due anni fa ha dato spazi, secondo la critica è uno dei grandi della musica contemporanea. A lui «Mito SettembreMusica» 2008 dedica la giornata di oggi, ma in città ci saranno altri cinque concerti: alle 21 per cominciare andrà in scena al Piccolo teatro studio la sua «The last supper» con l’introduzione di Vittorio Sgarbi (ingresso gratuito con biglietti da ritirare un’ora prima). Quadri per 14 solisti, coro femminile e orchestra da camera; sul palco la «London sinfonietta» diretta dal Elgar Howarth, e in serata porte aperte a Palazzo Reale per l’«Ultima cena» di Leonardo secondo Greenway. Il tutto dopo l’incontro con l’autore al Circolo filologico di via Clerici (ore 15): coordina il direttore artistico di Mito Enzo Restagno; esperti invitati Richard Causton e il compositore Francesco Cilluffo. «Birtwistle - dice Restagno - ha uno spessore impressionante. Tra le altre cose colpisce la sua ininterrotta meditazione sui grandi tempi delle grecità». Un viaggio di ricerca che il compositore originario del Lancashire ha iniziato molti anni fa con «Tragodeia» (1965, per ensemble), lavoro strumentale che si fonda proprio sulla struttura della tragedia greca. La meditazione è poi continuata nell’opera «La maschera d’Orfeo» (1984), dove il personaggio viene presentato come uomo, eroe e mito, dunque con tempi che vanno dal contratto al sempre più dilatato». E ancora i «sonetti di Orfeo» (2003/2004 - per oboe, arpa e controtenore): uno sguardo attraverso «le lenti del poeta Rilke». Infine il «Minotauro», scritta tra il 2005 e il 2007. «È un artigiano della musica le sue pagine possono ricordare il russo Igor Stravinsky e il francese Olivier Messiaen, e per l’utilizzo di certe sonorità a blocchi Edgard Varèse - spiega Francesco Cilluffo, 29 anni, che di Birtwistle è stato allievo al King’s College di Londra -. In realtà, al di là dei riferimenti e la sua passione per i linguaggi pre-barocchi, il suo stile è il frutto di una lunga e personalissima elaborazione».


L’opera in teatro stasera, «L’Ultima cena» appunto, è una composizione su testo di Robin Blaser che reinterpreta la storia di Cristo alla luce dei due millenni trascorsi, guardando agli orrori del XX secolo; lo Spirito viene rappresentato dal coro greco; e Giuda stavolta verrà salvato dall’ira dei discepoli, dal Messia.

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