Lavoro

Il Portogallo sperimenta la settimana lavorativa da quattro giorni

Settimana lavorativa più breve mantenendo la parità salariale. Il Portogallo apre la sperimentazione coinvolgendo su base volontaria il settore privato

Il Portogallo sperimenta la settimana lavorativa da quattro giorni

Il premier portoghese António Costa ha aperto la sperimentazione alla settimana lavorativa di quattro giorni coinvolgendo su base volontaria le aziende private e poi, se la sperimentazione dovesse dare risultati apprezzabili, estendendola a quelle del comparto della pubblica amministrazione.

Il test durerà sei mesi e inizierà nel 2023 garantendo però la parità salariale e ricalcando sperimentazioni simili fatte in altri Paesi, inclusa quella già avviata nel Regno Unito e che, coinvolgendo oltre 3mila lavoratori, è la più ampia al mondo.

Settimana lavorativa di quattro giorni

Sul piatto ci sono diverse questioni legate alla cultura imprenditoriale e a quella del lavoro. Oltre alla prestazione professionale dei lavoratori, che viene ridotta a quattro giorni a settimana garantendo loro il medesimo trattamento remunerativo, le norme varate dal governo portoghese contengono voci di analisi di nuovi modelli organizzativi d’azienda, siano questi relativi al lavoro in presenza oppure svolto in modalità agile.

Lo Stato è pronto a fornire servizi di consulenza gratuiti ma non riconoscerà contributi alle aziende che decidessero di aderire. Il ministro del lavoro portoghese Ana Mendes Godinho si riserva la possibilità di estendere lo stesso modello alla pubblica amministrazione, sottolineando che si tratta di una politica del lavoro orientata ai giovani e che mira a preparare un nuovo e futuro modello lavorativo.

Gli altri test

Tra il 2015 e il 2019 l’Islanda ha coinvolto 2.500 lavorati del settore pubblico organizzando diversi test per comprendere se la settimana lavorativa di 4 giorni avesse ricadute sulla produttività, senza riuscire a individuarne con chiarezza.

A partire dal mese di giugno del 2022 il Regno Unito sta sperimentando la medesima formula coinvolgendo 3.300 lavoratori di settanta diverse aziende. Parallelamente dei ricercatori dell’Università di Cambridge, del Boston College e dell’Università di Oxford stanno misurando gli impatti del modello di lavoro sulla produttività. Alla fine del mese di novembre del 2022 le aziende che hanno aderito ai test decideranno se mantenere l’attuale assetto o tornare alla settimana piena.

A febbraio del 2022 il Belgio ha approvato una riforma simile, che permette ai lavoratori di concentrare l’orario di lavoro in quattro giorni la settimana. Sperimentazioni simili sono state fatte – anche se con intenti e parametri di versi, negli Emirati Arabi Uniti, in Scozia e negli Usa. Ci sono anche aziende che agiscono da sole senza attendere gli interventi governativi: Microsoft ha sperimentato nel 2019 la settimana lavorativa di 4 giorni limitatamente alle proprie sedi in Giappone, riuscendo a misurare un aumento della produttività vicino al 40%.

La situazione in Italia

A metà ottobre Intesa Sanpaolo ha proposto di introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni, riducendo a 36 ore di lavoro le 37,5 ore previste da contratto per la settimana di lavoro tradizionale e garantendo le medesime prestazioni remunerative. I sindacati hanno accolto la proposta con una certa freddezza, riservandosi di volere comprendere meglio quali vantaggi e svantaggi comporti.

In Italia il dibattito sulla settimana corta si rinnova ciclicamente senza mai trovare condizioni politiche e sindacali utili alla sua attuazione che, peraltro, oggi andrebbe

estesa includendo le politiche di smart working che hanno aperto tra i dipendenti le porte concettuali di un diverso modello lavorativo che meglio possa soddisfare le esigenze professionali e quelle private.

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