Arte

L'avvocato che difende (e lancia) i giovani artisti

Uno studio legale diventato galleria. E il piacere di scoprire i talenti pronti a conquistare il mercato

L'avvocato che difende (e lancia) i giovani artisti

Lo studio legale Giuseppe Iannaccone e Associati è al secondo piano di un palazzo storico del centro di Milano, con le finestre affacciate su piazza San Babila e corso Matteotti. Le parti comuni, gli uffici, le sale riunioni, hanno le pareti coperte di opere d'arte. Giuseppe Iannaccone, avvocato, fondatore e presidente dello studio, è un collezionista. «La vita la puoi vivere in lungo o la puoi vivere in largo» mi ha detto, raccontandomi che quando gli chiedono come concili professione e passione per l'arte, lui risponde così. «Se la vita la vivi in lungo, quando arrivi alla mia età, sessantasette anni, hai sessantasette anni. Se la vivi in largo, cioè con i capricci, con le gioie, con le passioni, in modo irrefrenabile, riempiendola ventiquattr'ore al giorno di cose belle, quando sei arrivato a sessantasette anni te ne senti addosso solo trentasette». La vita vissuta in largo, anziché in lungo, è una citazione di Così parlo Bellavista, il romanzo su Napoli di Luciano De Crescenzo, e la napoletanità di Giuseppe Iannaccone è ben evidente tanto nel maglioncino azzurro quanto nella calda cordialità con cui accoglie gli ospiti all'inaugurazione di «Dreamer-s», collettiva che fa il punto sulle acquisizioni di giovani artisti messe a segno negli ultimi anni.

Ci sono due modi di collezionare: da una parte focalizzarsi su artisti established, cioè storicizzati, musealizzati, con gallerie affermate alle spalle e che, sul mercato secondario, hanno stime e strappano aggiudicazioni rimarchevoli. È un tipo di collezionismo che richiede grandi mezzi e dà grandi soddisfazioni: non sarà meraviglioso poter entrare da Perrotin a Parigi o da Gagosian a New York e dire semplicemente: «lo prendo»? O vedere in asta un quadro strepitoso di un artista che si insegue da anni e offrire liberamente, fino ad aggiudicarselo? È una modalità con cui si sono costruite grandi collezioni oggi diventate fondazioni-museo, come, solo per rimanere in Italia, quella di Achille Maramotti, che conta su capolavori assoluti della Transavanguardia, o quella di Patrizia Sandretto Re-Rebaudengo, che ha un bouquet di opere che vanno da Maurizio Cattelan ad Anish Kapoor e da Damien Hirst a Cindy Sherman, tanto per citare solo quattro artisti presenti nella selezione in mostra fino al 18 giugno a Palazzo Strozzi, a Firenze. E questa è anche la modalità con cui Giuseppe Iannaccone, a partire dai primi anni Novanta ha raccolto il cuore della propria collezione, incentrata sull'Espressionismo italiano del periodo tra le due guerre, cioè su quell'insieme sfumato di pittori figurativi poco istituzionali come Mario Mafai, Scipione, Renato Birolli, Arnaldo Badodi, Aligi Sassu.

A lato di questa, c'è la collezione Iannaccone di arte contemporanea, cominciata più avanti e costruita ricorrendo all'altro modo di fare collezionismo: quello che va in cerca degli artisti cosiddetti emergent, cioè i giovani che hanno appena cominciato a suscitare l'interesse delle gallerie di ricerca, un collezionismo che si persegue esplorando mostre più o meno underground, visitando studi, raccogliendo suggerimenti di artisti più noti o di altri collezionisti, e visionando centinaia di opere alla ricerca del pezzo giusto. È una modalità avventurosa e faticosa, ma con cui si possono costruire collezioni di immenso valore: è stato così per quella di Giuseppe Panza, con i suoi Rothko, Kline, Rauschenberg. Ma non è esattamente l'attitudine da aspettarsi da un collezionista che vuole una vita vissuta in largo e non solo in lungo? Anni fa, quando erano ancora poco conosciuti e avvicinabili, sono entrate nella collezione Iannaccone opere di artisti i cui prezzi sono oggi alle stelle, su tutti Hernan Bas. Ma più recentemente, a partire dagli ultimi tre o quattro anni, l'attenzione della collezione si è spostata sugli emergent prima che diventino tali, cioè sui giovanissimi. Su chi è conosciuto solo dai docenti d'accademia o dagli artisti che condividono con loro il primo studio, su chi sta cominciando a crescere attraverso residenze d'artista, cogliendoli nella fase critica, cioè prima che una galleria li abbia messi sotto contratto. È una forma di collezionismo che si può portare avanti meglio sul territorio, dunque soprattutto con artisti che lavorano in Italia, possibilmente con l'aiuto di un curatore. Per la collezione Iannaccone è Daniele Fenaroli, giovane under trenta, da tre anni curator e già responsabile di sei personali e bi-personali dedicate ad artisti giovanissimi, che sotto il titolo di «In-pratica» si sono tenute nei locali dello studio milanese e ora sono antologizzate in «Dreamer-s». Alessandro Fogo, Iva Lulashi, Roberto De Pinto sono tra i nomi di spicco in questa collettiva, insieme ad artisti internazionali altrettanto giovani e già sulla via del grande successo come gli americani Tyler Mitchell, fotografo, e Kyle Dunn, pittore. Ma durante la preview di «Dreamer-s» le parole più entusiaste sono state spese per Aronne Pleuteri e Pietro Moretti. Sono due under trenta, nel cui futuro radioso Fenaroli e Iannaccone credono ciecamente. È questo che guida la costruzione di una collezione? Investire in artisti che, per nostro intuito o per indizi più o meno consistenti, pensiamo che diventeranno star?

«Tutta la mia collezione, sia quella storica che quella contemporanea» mi racconta invece Giuseppe Innaccone «è ispirata a un unico filo conduttore: l'uomo al centro dell'arte. I sentimenti dell'uomo, i sacrifici dell'uomo, le gioie, i dolori, i capricci, i peccati dell'uomo. Tutti gli artisti che esprimono in modo poetico questa situazione, questa realtà dell'animo umano, sono i miei artisti. Sarei ipocrita se negassi che quando vedo un mio artista che è diventato famoso e consacrato ne sono felice, ma è questo, la centralità dell'uomo, a essere il mio unico filo conduttore». Un'intenzione che si accompagna a un filo conduttore anche stilistico, con un'unità di gusto non ovvia ma tangibile, che va dal nucleo anni '20-'40 ai contemporanei: il colorismo, il ritratto, la figura umana protagonista contro la centralità del paesaggio.

Ci si può definire collezionisti d'arte, senza sbagliare, quando lo spazio sulle pareti di casa è finito ma si continua a comprare. Il collezionismo è un'ossessione, e sono in tanti a esserne presi. Ma il livello successivo, in Italia, dev'essere questo: diventare parte attiva e aiutare la scena contemporanea, tanto piena di talenti quanto in perenne debito d'ossigeno. Dunque mostrare in pubblico le proprie opere, aiutare gli artisti a emergere, collegarli tra loro, favorirne il contatto con altri collezionisti, indirizzarli verso gallerie che li mettano sotto contratto. E insieme alla collezione Iannaccone ci sono altre realtà collezionistiche italiane che, con modalità simili o diverse, fanno questo: Isorropia home gallery, Underdog collection, Palazzo Monti, solo per citarne alcune. È una moderna forma di mecenatismo, che richiede non solo robusti investimenti, ma anche, come diceva Bellavista, il tempo e l'entusiasmo di una vita vissuta in larghezza.

La «Dreamer-s» è visitabile su appuntamento fino al 28 luglio presso lo studio legale Giuseppe Iannaccone. Contatti e info www.collezionegiuseppeiannaccone.

it.

Commenti