Letteratura

"Cultura, studio, rigore Servono gli esperti e Rubbettino si rivolge anche a loro"

L’editore calabrese promuove competenze e metodo "nella linea del pensiero cristiano"

"Cultura, studio, rigore Servono gli esperti e Rubbettino si rivolge anche a loro"

Rubbettino è da mezzo secolo un riferimento per la saggistica economica, politica e sociale. Ha mantenuto la sua autonomia negli anni, nonostante abbia dovuto confrontarsi con tre tipi di marginalità: il territorio (la Calabria, il Sud).

"L'autonomia dice Florindo Rubbettino - è stata da sempre la nostra cifra distintiva e punto di forza. Però bisognerebbe capire anzitutto cosa si intenda per margine. Davvero, in un mondo aperto e globale, tra Milano e la Calabria, c'è una distanza tale da far definire la seconda margine? A me pare una forma di provincialismo, sbrigativa e un po' arrogante, il ritenere che l'innovazione, la creatività, le avanguardie, le sorprese possano venire solo da alcuni territori".

Poi, il filone poco frequentato del liberalismo e del cattolicesimo liberale...

"Grazie a Dario Antiseri che ha svolto un lavoro pionieristico di ricostruzione e rielaborazione della tradizione cattolica liberale e, negli ultimi anni, a Flavio Felice è stato possibile rintracciare una linea di pensiero cristiano che ha messo al centro la libertà e che ha dissacrato e relativizzato il potere politico attraverso la libera e responsabile coscienza degli individui".

Infine, un mercato editoriale dominato dal conformismo e da caste.

"Sì, in effetti, da un lato c'è una presenza di circoli e congreghe impermeabili a visioni e racconti della società dissonanti rispetto al mainstream, e dall'altro una forte concentrazione che non aiuta il pluralismo. Noi siamo liberi e questo ha un prezzo. Ma non sapremmo rinunciare a questa libertà".

Cosa pensa delle polemiche sul Salone del Libro di Torino?

"Leggo nelle prese di posizione di tutte le parti in campo l'idea sottesa che si debba presidiare la governance del Salone per orientare in una direzione o in un'altra le scelte culturali. Questa visione è vecchia e figlia della storia editoriale del nostro Paese che ha sempre visto un'egemonia culturale della sinistra. Ma questo non significa che sia auspicabile un'egemonia di segno inverso. La battaglia delle idee non deve temere il confronto".

Editori, scrittori e artisti soffrirebbero delle stesse farraginosità, degli stessi tic e delle medesime manie della classe politica?

"Gran parte del mondo culturale e letterario ha in comune con la politica il narcisismo, l'ipertrofia dell'ego, il conformismo, il provincialismo. Poi, per fortuna vi sono molte eccezioni, ben più frequenti, va detto, nella prima categoria, molto rare nella seconda".

Avendo a disposizione la bacchetta magica cosa farebbe?

"Credo che la vera emergenza culturale sia in questo momento la crisi del ruolo degli esperti. La nostra è una società in cui conta più l'opinione che la conoscenza e questo produce effetti disastrosi in tutti gli ambiti. Proverei a rimettere al centro proprio la riaffermazione del valore della cultura, dello studio, del rigore metodologico".

Siete promotori del progetto Green Books, avete inaugurato Carta, un parco di arte contemporanea e sostenete altre simili iniziative. C'entra Greta Thunberg?

"C'entra Rosario Rubbettino che ci ha trasmesso l'idea del rispetto dell'ambiente senza cadere nell'ideologismo ambientalista che annichilisce l'uomo e lo considera incapace di trasformare in positivo ciò che lo circonda. Carta è un ecosistema in cui tutte le parti - il mondo editoriale e della produzione tipografica, la storia aziendale, il portato culturale del territorio, le specie vegetali e animali - interagiscono organicamente tra loro e con il sistema che le comprende.

Un invito a considerare che la produzione, anche industriale, non deve essere necessariamente considerata nemica dell'ambiente".

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