Letteratura

Femmina di Lume, una cortigiana onesta nel "Rinascimento cattivo"

Torna la scrittrice Valeria Ventura, con un bellissimo romanzo: "Femmina di Lume" (Piemme) che racconta la storia di una "Cortigiana onesta", che incrocia la sua vita con quella di Martin Lutero

Femmina di Lume, una cortigiana onesta nel "Rinascimento cattivo"

Dopo il romanzo storico Le innocenti, vincitore di tre premi letterari, torna la scrittrice Valeria Venttura, con la bellissima storia: Femmina di lume, (Piemme), di una "cortigiana onesta" che incrocia la sua vita con quella di Martin Lutero. Un racconto che indaga su usi e costumi del Rinascimento, tratteggiandolo, in maniera inedita, non solo come il periodo di rinascita, ma anche quello più "cattivo", pieno di orrori. "Ho voluto raccontare il contrasto tra la durissima vita della gente comune e la ricchezza e prepotenza delle classi dominanti, mentre si preparava attraverso la speculazione e le angosce di un semplice monaco agostiniano una rivoluzione epocale nella Cristianità" spiega. Una storia antica, ma tremendamente attuale che scava in profondità nel cuore e nella mente di una donna straordinaria.

Valeria, lei racconta una storia del 1500 molto attuale, sia nella condizione della donna, sia in quella di meccanismi riscontrabili anche ora. Che cosa l’ha ispirata?

"Mi piace e mi riesce naturale scrivere di donne. Di storie di donne, come già ho fatto in un mio precedente romanzo storico. Non di regine o principesse, ma di donne del popolo, quelle che hanno percorso, e ancora percorrono, i sentieri della storia, sempre in balia del volere e del potere altrui. Cosa mi ha ispirata nella fattispecie di questo romanzo? Due cose. La prima una casa medievale alta e stretta, ancora esistente a Perugia, dove ho immaginato che potesse abitare, chiusa lì dentro chissà per quali motivi, una donna di molti secoli fa. È la casa dove, nel romanzo, faccio vivere la mia protagonista femminile, la giovane Ruth. L’altra è stata una visita alla chiesa di Sant’Agostino, sempre a Perugia, dove è passato, almeno due volte nel 1511, proprio Martin Lutero e dove ha celebrato anche messa. Martin Lutero a Perugia! Un’occasione ghiotta".

Perché ha deciso di raccontare storie del passato?

"Da sempre mi sono interessata di storia, e il lavoro di uno scrittore di romanzi storici, prevede sempre, oltre all’invenzione, anche un’accurata documentazione. E poi non potrei mai scrivere storie ambientate nel futuro, perché il passato posso almeno tentare di conoscerlo, mentre il futuro no. E perché come individui e come collettività, ritengo che noi siamo il nostro passato e conoscerlo e capirlo può essere un gran bene".

Cosa l’affascina tanto?

"Difficile a dirsi. Forse cercare ciò che è cambiato e cosa, invece, è rimasto sempre uguale. Nel bene e nel male. E poi scrivere storie ambientate nel passato, mi permette, paradossalmente, di metterci anche la mia anima, liberamente. Per traslato. Non riuscirei mai a parlare di me, delle mie emozioni e dei miei sentimenti nel presente. Devo allontanarmi di secoli e non essere riconoscibile. Nascondermi in donne del passato, ma che sono anche me".

Ha unito personaggi di fantasia a grandi personaggi esistiti realmente, perché la scelta di Martin Lutero?

"Perché Lutero è stato uno dei grandi artefici dei cambiamenti che il secolo del Rinascimento ha portato. Anche Lutero mette l’individuo in primo piano, solo davanti a Dio, senza nessun intermediario. E poi perché la spiritualità germanica mi ha sempre molto affascinata".

Una cortigiana onesta sembra un paradosso, ma invece è molto aderente al pensiero della protagonista. Che personalità ha voluto dipingere?

"Cortigiana onesta”, era un modo per indicare le prostitute di alto bordo, quelle che oggi chiameremmo “escort”, verso le quali, all’epoca, si nutriva un certo rispetto. Mentre il termine “femmina di lume” era un termine generico per indicare tutte le prostitute, in quanto le loro prestazioni erano pagate in base ai lumi che venivano consumati. La personalità che ho voluto dipingere è quella di una donna capace di pensare con la propria testa e di fare scelte coraggiose. Mi piacerebbe che una donna così fosse esistita veramente".

Nonostante le vicissitudini della vita di Ruth, emerge una donna forte, che si piega ma non si spezza. Che insegnamento ha voluto dare con la psicologia di questo personaggio?

"Ruth è una donna dalle molte vite, sempre pronta al cambiamento, fino al termine della propria esistenza. Che fronteggia sempre il male e lo trasforma in occasione. Ecco, forse, è questo che ho voluto comunicare: non arrendersi mai e vivere appieno la propria vita e il proprio tempo, perché, e lo dico con le parole sue: 'abbiamo solo questa di vita e di quell’altra non so e non m’importa'".

È molto interessante che lei abbia dato luce al “Rinascimento cattivo”. Una rivalsa storica?

"Sì, in un certo senso è proprio così. Tutti i secoli, naturalmente, sono cattivi e non ultimo questo che stiamo vivendo. Ma quando si parla del ‘500 sempre si pone l’accento sullo splendore, sugli artisti, sui filosofi, sui grandi studiosi. Tutto vero, certo, ma c’è anche un’altra verità.

E questa altra verità, la faccio raccontare ai miei personaggi narrando le loro difficili esistenze".

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