Letteratura

"Il mondo secondo John Ford" è la storia di una vita (e di molti film) d'altri tempi

Burbero e sentimentale, irruento e nostalgico: un ritratto del grande regista

"Il mondo secondo John Ford" è la storia di una vita (e di molti film) d'altri tempi

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l mondo secondo John Ford (Jimenez, pagg. 271, euro 20) di Alberto Crespi descrive in dieci capitoli intestati ad altrettanti protagonisti di Ombre rosse, il suo film più celebre, e in un ultimo capitolo dedicato alla Monument Valley, la poetica del regista, analizzando i temi a lui più cari e raccontando il suo rapporto con il cinema e con chi ha lavorato con lui, dalle più grandi star alle maestranze.

Crespi considera Ford un cantore lirico, pur tentando di smitizzarne alcuni cliché, come la frase con cui il regista di origini irlandesi avrebbe amato presentarsi: «Mi chiamo John Ford. E faccio western». Ford, in realtà, si sarebbe presentato come «regista» di film western, una sfumatura che lo umanizza. Ma in lui resta un che di classico. Come sostiene Crespi: «Sentieri selvaggi è l'Iliade e l'Odissea fuse in un'unica storia». Per il resto, la fama di uomo brusco, burbero e contraddittorio è meritata, come sottolineato da Harry Carey Jr., un caratterista spesso utilizzato da Ford come tributo al padre, il sommo attore Harry Carey Sr., grazie ai suggerimenti tecnici del quale Ford si era fatto un nome a Hollywood nel periodo a cavallo tra il muto e il sonoro. Crespi si concentra sulla poetica di Ford da cui, inevitabilmente, emerge l'uomo: a partire dai tratti più discussi della sua personalità, come per esempio l'andamento ondivago del suo pensiero politico, almeno secondo i detrattori.

Partendo dal presupposto che l'unico vero obiettivo fosse fare un cinema onesto, la sua visione conservatrice e al tempo stesso anarchica del mondo non sempre è piaciuta, in Italia. Spesso i suoi film descrivono gli indiani come dei selvaggi. Ma erano ancora lontani i giorni dei western revisionisti, a cavallo fra i '60 e i '70, considerato che Ford morì nel 1973. Eppure, per i navajo resta una sorta di dio in terra. Vicino al sentire dell'uomo del Sud, malgrado fosse nativo del Maine; nostalgico di un'Irlanda che fino a una certa età non aveva nemmeno mai visitato e per la quale diresse una delle sue pellicole più riuscite, la commedia Un uomo tranquillo; conservatore ma attento alle esigenze degli ultimi, come testimoniato da Com'era verde la mia valle, una denuncia di come l'avidità possa cambiare il tessuto sociale di un luogo; legato ai valori tradizionali delle forze armate senza essere un guerrafondaio. Quanto alla politica, sostenne Roosevelt ai tempi del New Deal, e Nixon durante la guerra del Vietnam. Ma non si tirò indietro nel sostenere un collega vessato dalle autorità nel periodo del Maccartismo per via delle sue idee socialiste.

Il libro di Crespi è anche una carrellata dei grandi attori che resero ancor più grande l'opera di Ford - John Wayne, James Stewart, Maureen O'Hara, Shirley Temple, Victor McLaglen, per citarne soltanto alcuni - e di famosi suoi colleghi contemporanei o meno che ne parlano con trasporto.

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