Politica

Londra gli regalava 32mila euro l’anno

Grazie allo status di falso rifugiato Hamdi riceveva dallo Stato casa gratis e sussidio di disoccupazione

Fausto Biloslavo

Hamdi Adus Issac, alias Osman Hussain, uno dei terroristi falliti di Londra, arrestato a Roma, riceveva dalla casse britanniche fra assegni di disoccupazione, appartamenti gratis, benefit per la moglie ed i figli l’equivalente di 21.119,20 sterline all’anno, oltre 32mila euro. Non era l’unico fra i terroristi del 21 luglio a vivere alle spalle dei contribuenti britannici. Tutti e cinque i componenti della cellula africana incassavano un totale di 71mila sterline l’anno. Issac si trasferì dall'Italia all’Inghilterra nel 1996 spacciandosi per un profugo somalo in fuga dalla guerra civile del suo paese. Quando ha inutilmente tentato di far esplodere uno zainetto bomba nella metropolitana di Londra riceveva 194,60 sterline alla settimana (oltre 280 euro), come sussidio di disoccupazione per lui, la moglie senza lavoro e tre bambini. L’assistenza sociale inglese gli aveva garantito anche un appartamento dal valore, in termini di affitto, di 8320 sterline l’anno (circa 12mila euro). Non pago dell’accoglienza Issac, che si arrangiava con dei lavoretti presso imprese di pulizie, ha richiesto, almeno in due occasioni, un altro appartamento per la moglie, anche se non c’era alcun motivo perché la coppia dovesse vivere separata. Nel 1999 la donna era ospitata presso una casa accoglienza per donne bisognose, mentre il marito, futuro terrorista, viveva in un appartamento con due stanze da letto a tre chilometri da Westminster, il parlamento britannico. Ovviamente tutte le spese ricadevano sulle tasche dei cittadini britannici. Quattro anni dopo, quando la signora era incinta del secondo figlio, gli venne assegnato un confortevole appartamento di tre stanze a Stockwell. Un quartiere nella parte meridionale di Londra dove è stato arrestato uno dei sospetti dei falliti attentati del 21 luglio.
L’aspetto più incredibile è che Issac, il quale si faceva chiamare Osman Hussain, sfruttava nello stesso periodo un’associazione per senza tetto, che si occupava solamente di single, mentre lui era sposato. L’associazione gli ha garantito un tetto sulla testa nel quartiere multietnico di Wandsworth, sempre a Londra, a sud di Wimbledon.
Il terrorista faceva parte dei 46mila somali, veri o presunti come lui, che hanno chiesto asilo politico in Inghilterra negli ultimi dodici anni, grazie alla norma che impedisce il rientro forzato di questi immigrati nel paese d’origine a causa della guerra e dell’anarchia. Peccato che Hussain in realtà sia etiope e prima di Londra vivesse a Roma.
Ma anche il capo della cellula, Muktar Said Ibrahim ed un altro terrorista fallito del 21 luglio, Yassin Hassan Omar, ricevevano il sussidio di povertà dal 1999. Un totale di 38mila sterline, pari a 55mila euro. Non solo: Muktar aveva ottenuto lo scorso anno la cittadinanza britannica.
Purtroppo anche in Italia ci siamo fatti fregare da finti rifugiati politici. Il caso più eclatante riguarda Es Sayed Abdelkader, lo scheik più importante della guerra santa internazionale passato per il nostro paese. «Si può oggi affermare, sulla base di concordi e coerenti elementi investigativi, che lo scopo di Es Sayed Abdelkader Mahmoud fosse proprio quello di rivitalizzare le reti logistiche in Italia di sostegno alla struttura afghana di Al Qaida, di cui egli è un sicuro referente». La frase è tratta dalla voluminosa informativa del 21 novembre 2001 della Digos di Milano che scoprì come Es Sayed fosse giunto a Roma il 24 maggio ’98 dove era riuscito ad ottenere lo status di rifugiato «rendendo alle autorità italiane dichiarazioni mendaci o incomplete sulla sua situazione di perseguitato politico». Lo stesso Es Sayed, non sapendo di essere intercettato, raccontava ridendo ad un compagno di lotta di aver trasformato «un semplice incidente stradale», nel quale sarebbe morta sua figlia, come un attentato dei servizi segreti egiziani. All’Ufficio stranieri della questura di Roma aveva consegnato addirittura un memoriale in tal senso. Una volta scoperto, dopo aver agito per un paio d’anni con la copertura di rifugiato politico, Es Sayed sfuggì per un pelo alla cattura in Italia.

Sembra che sia morto pochi mesi dopo in Afghanistan combattendo contro gli americani.

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