Controcultura

Lou Reed: "Canto ma sono uno scrittore"

Gli esordi, i brani controversi e la confessione: "Attiro le persone tristi, malate, selvagge"

Lou Reed: "Canto ma sono uno scrittore"

Caro Delmore, sono stati un'estate e un inverno molto lunghi. Ho finito la scuola giusto in tempo per beccarmi l'epatite. Non in forma grave, però, e dopo circa 2 mesi ho abbandonato il letto. A quel punto, sono entrato in contatto con una casa discografica e ho trovato lavoro come autore di canzoni, esecutore e musicista. Ho contribuito a realizzare uno di quegli album da 1 dollaro e 93 centesimi che trovi nei supermercati. Abbiamo scritto 33 canzoni e le abbiamo cantate, suonate e registrate in 2 giorni. Ho fatto il pendolare dal centro a casa mia, da casa mia al centro. Ho lavorato 6-7 giorni alla settimana dalle 9 o dalle 10, fino a qualsiasi ora compresa tra le 11 di sera e le 3 del mattino, senza contare le orrende ore di viaggio in treno per raggiungere lo studio. Il mio primo disco è uscito. È stato davvero buffissimo, se ti piacciono quelle cose. Abbiamo reclutato una band che mi accompagnasse nei tour promozionali. Un tizio era gallese. Un suonatore di viola in difficoltà, arrivato qui grazie a una borsa di studio di Leonard Bernstein.

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Nel frattempo, ho preparato un album di folk. Io e la mia musica piacevamo un sacco, ma i miei testi erano ritenuti offensivi (non sporchi, solo offensivi) e io non ero disposto a cambiare i testi e ho detto di no, fine della storia. Cosa alquanto interessante, è appena uscito un album nuovo alla cui scrittura ho contribuito e che è davvero buono e che potrebbe avere una chance. Una mia canzone è a Hollywood e un'altra è in Inghilterra, dove una band di capelloni la sta prendendo in considerazione, e il mio manager ha tirato fuori qualche compagnia discografica più piccola ma più tollerante (?). Inoltre ora la compagnia discografica a cui sono legato è interessata a farmi fare un altro disco, anche se non ci lavoro più e non ho in programma tour promozionali. Pertanto, otterrò un lavoro presso l'ufficio dell'assistenza sociale (perché non ti devi vestire in modo formale ed è di fatto un lavoro utile, dovendo aiutare gente che ha 6 figli e ratti nel proprio monolocale, se possibile). È un po' come lavorare nel Corpo dei Volontari della Pace di New York, ma con tanto di paga.

La mia domanda per accedere a Harvard è ferma da un po', non perché non sapessi se ero pronto a riprendere gli studi o se dovessi riprenderli prima o poi. Ho ricevuto la chiamata alle armi e ne sono stato naturalmente esentato, ritenuto inaccettabile per gli ovvi motivi. Dunque, sono libero dagli obblighi di leva e lentamente ma inesorabilmente dalle persone che da me si aspettano musica o talento o consigli o quant'altro. Da quando sono tornato a New York, ho fatto delle esperienze strane: morbose ma strane e molto interessanti e persino, talvolta, decisamente sintomatiche, terapeutiche e utili. Il settore discografico è viscoso come molti settori, ma questo lo è ancor più. A New York ci sono molte persone tristi, malate, e io ho una propensione naturale a incontrarle. Tentano di trascinarti nell'abisso con loro. Se sei debole, New York ha molti sbocchi. Non posso fare a meno di sbirciare, sondare, a volte partecipare e altre volte spingermi fino al limite, prima di fare un passo di lato. Trovare la viscosità dentro di te e quel fantastico istinto da killer e, peggio ancora, vedertene presentare davanti l'opportunità è certamente interessante. Interessante non è la parola giusta. Devi attendere qualche giorno per usarla, ma spesso sei davvero distaccato. I sistemi facili per fare soldi, la spavalderia di gruppo, i ricconi su Park Avenue a cui piace guardare le coppie che fornicano, al punto da pagare 250, 500, 700 dollari per esibizioni collettive da 3 o più persone o per la forma d'arte sessuale più esoterica. Fottere fottere fottere. Mi sento meglio. Sto meglio. Non avevo bisogno della scuola. Ho lasciato trascorrere 6 mesi senza guardare nulla che avessi scritto. Mi serviva essere distaccato: mi serviva starmene lontano dalla scrittura in maniera da guardarla con maggior freddezza. Finalmente l'ho fatto e ho deciso che ci so fare davvero e che potrei essere un bravo scrittore, se mi impegno tanto. So che è ciò che devo fare, non si scappa, ma bisognava prima avere qualche certezza. Riprenderò gli studi. Magari insegnerò, magari andrò in Europa, chissà. Ma la cosa principale è la scrittura e credo di essere sufficientemente bravo per provarci. Spero che il mio ultimo disco sia un successo perché avrò senz'altro bisogno di soldi.

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Spero tanto che tu stia bene. Spero tanto anche che tu sia il mio padrino spirituale e anche in questo dico sul serio.

(dal cofanetto Wordsand Music. May 1965;

traduzione di Seba Pezzani)

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