Magistratura

"In Amtab i figli dei clan". Giudice di Bari sentita in commissione antimafia

L'audizione di Giulia Romanazzi è relativa alla decisione della messa in amministrazione giudiziaria dell'azienda municipalizzata di mobilità e trasporti Amtab. In attesa dell'audizione del sindaco Decaro e del presidente Emiliano

Giudice di Bari sentita in commissione antimafia: "in Amtab assunti i figli dei clan"

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Giudice di Bari sentita in commissione antimafia: "in Amtab assunti i figli dei clan"

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E’ stata audita stamattina, 10 aprile, in commissione antimafia la presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, nell'ambito dell'approfondimento sull'inchiesta di Bari che ha portato ai 130 arresti per infiltrazioni mafiose. La sua audizione in particolare era relativa alla decisione della messa in amministrazione giudiziaria dell'azienda municipalizzata di mobilità e trasporti Amtab.

Il giudice ha confermato che nell’azienda pubblica del Comune di Bariil sistema era quello delle assunzioni pilotate”- in particolare di membri di famiglie note della mafia barese “All'interno dell’Amtab lavorava un dipendente, da un certo numero di anni, che è il figlio dell'uomo di fiducia del capo clan”. E che sono ancora al loro posto: “Il tribunale - ha precisato Romanazzi - ha appreso che alcuni dipendenti erano, anche all'attualità, ancora in forza all’Amtab”.

In particolare queste sarebbero state assunte tramite determinate agenzie interinali, su segnalazione della mafia, attraverso concorsi truccati: “le società interinali, in particolare, assumevano lavoratori proposti dal dipendente controindicato non attenendosi alle procedure di selezione, quindi le assunzioni erano sostanzialmente arbitrarie e illegali". Le “fonti indiziarie" sono soprattutto legate a “intercettazioni”: avevano piazzato delle cimici sia nelle sedi ambra che nelle autovetture di alcuni dipendenti.

In particolare i clan attraverso Amtab gestivano il controllo dei parcheggi pubblici, piazzando anche dei loro parcheggiatori abusivi, che nessuno toccava: “la gestione dei parcheggi e di tutto quello che è sosta nella città di Bari subiva le intimidazioni del figlio dell’uomo di fiducia del capo clan”. Ovviamente di tutto questo il sindaco Decaro non si era accorto di nulla.

I parlamentari interroganti sono stati quattro: D’attis, Cantalamessa, Serrachiani e La Salandra. Ma per rispondere alle loro domane il giudice Romanazzi ha chiesto la secretazione delle risposte. Che quindi non potremo conoscere. D’attis ha chiesto se fossero emessi dettagli in merito a quanto riportato nell’ordinanza sul presunto incontro di Decaro con alcuni vertici del clan. E alla dichiarazione “Dovevamo sostenere Decaro per la campagna elettorale a japigia, e Massimo Parisi sarebbe stato assunto”.

Su questo è intervenuta anche Serracchiani, mentre Cantalamessa ha chiesto se ci sono anche altre agenzie interinali e altre partecipate su cui la mafia agiva con lo stesso sistema.

Nei prossimi giorni verranno sentiti anche Decaro ed Emiliano, in particolare sulla loro visita a casa della sorella del capo clan Capriati.

Sperando non arrivino a fornire l’ennesima versione diversa di quell’episodio.

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