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La metà dei milanesi a dieta ma uno su cinque fa da solo

L'esperta: «No ai regimi fai da te, sono pericolosi»

La metà dei milanesi a dieta ma uno su cinque fa da solo

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Milanesi sempre più sulla bilancia. Oltre la metà, il 51% (nel 2021 erano il 28%) si attiene a una dieta o a un regime alimentare controllato, ma solo nel 19% dei casi a prescriverli è un professionista. A rivelarlo l'indagine dell'Osservatorio Sanità di UniSalute, che insieme a Nomisma, a dicembre 2023, ha interrogato un campione di 1.200 persone stratificato per età (18-75 anni), sesso ed area geografica in merito al loro rapporto col cibo. Il primo dato che emerge è che sempre più milanesi dichiarano di seguire un regime alimentare controllato: del 51% solo il 19% si è affidato a un dietologo o un nutrizionista, nonostante il 61% degli intervistati si dichiari interessato a farsi seguire da un professionista. Molti optano ancora per il «fai-da-te» o il consiglio di amici e parenti (18%), mentre nel resto dei casi uno specifico tipo di alimentazione è stato suggerito dal medico di base (7%) o da un personal trainer (6%).

Ma perché seguire una dieta? La motivazione più spesso citata è il sentirsi bene con se stessi (49%), insieme al volersi mantenere in forma e curare il proprio aspetto fisico (35%). In secondo piano ci sono le questioni legate alla salute: da chi cerca di fare prevenzione rispetto a malattie e altri disturbi (31%) a chi ha dovuto cambiare il proprio regime alimentare dopo aver riscontrato dei valori fuori norma nelle analisi (27%), o chi vuole risolvere un problema di sovrappeso o obesità (24%).

In ogni caso, che sia a dieta o meno, a Milano oltre due intervistati su cinque (41%) dicono di aver mangiato in modo più sano ed equilibrato nell'ultimo anno e il 54% ritiene le buone abitudini alimentari un aspetto fondamentale della propria salute. La dieta mediterranea risulta molto diffusa, con il 38% che la indica come lo stile alimentare più simile al proprio. Seguono le diete ipocaloriche (16%), alimentazioni personalizzate in base alle proprie esigenze specifiche (14%) e le diete che limitano il consumo di carne (11%). Si descrive invece come vegano o vegetariano il 7% degli intervistati.

«Intanto bisogna intendere su che cosa significa dieta - spiega Sara Bertelli, direttrice del Centro disturbi della nutrizione e dell'alimentazione dell'Asst Santi Carlo e Paolo - il rapporto con il cibo è uno dei modi che abbiamo per prenderci cura di noi stessi, insieme alla cura dell'attività fisica e del corpo in generale. Ma bisogna stare attenti: le diete estreme per esempio rischiano di fare ingrassare. Ecco quindi che la dieta fatta da soli rischia di avere l'effetto opposto con il tipico andamento a yo yo, solo che continuando a ingrassare si rischia anche di deprimersi. Il cibo ha anche un effetto consolatorio: il rischio è che davanti al fallimento della dieta ci si consoli paradossalmente con il cibo, cadendo in un circolo vizioso molto difficile da spezzare». Il centro vede circa 300 nuovi accessi l'anno per anoressia, bulimia e obesità, con un aumento del 40% rispetto al periodo pre Covid. Patologie che colpiscono in modo particolare la fascia tra i 16 e i 24 anni. Ecco perchè è necessario farsi seguire: per avere indicazioni sul tipo di alimentazione da seguire a seconda delle proprie necessità e caratteristiche. Così, da evitare le diete estreme che rischiano di essere molto pericolose per l'organismo: un regime alimentare iperproteico, per esempio, può a lungo termine creare danni renali.

«È necessario anche essere seguirti sui tempi in cui iniziare una dieta - continua Bertelli - periodi in cui non si hanno sufficienti energie per farlo o in cui magari si è impegnati su un altro fronte. Proprio per evitare che la persona rischi di cadere in questa spirale».

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