Cronaca locale

"200 persone ammazzate a martellate": preso il sanguinario massacratore

Durante il massacro di Dos Erres morirono 200 persone. Uomini, donne e bambini furono uccisi a martellate e gettati in un pozzo

"200 persone uccise a martellate": preso il sanguinario massacratore di Dos Erres

Uccise più di 200 persone a martellate, tra cui 67 bambini, firmando uno degli eccidi più cruenti nella storia della storia. Ma solo lo scorso 7 maggio, 39 anni dopo il massacro, José Ortiz Morales - meglio conosciuto come "il massacratore di Dos Erres" - è stato consegnato dalle autorità americane alla polizia guatemalteca. José Ortiz Morales è l'ultimo, in ordine di cattura, dei 7 soldati condannati a 6mila di carcere per la strage.

Il massacro di Dos Erres

Il massacro di Dos Erres - noto anche come Las Dos Erres - si consumò il 6 dicembre 1982 a Dos Erres, un piccolo villaggio nel comune di La Libertad, nel dipartimento settentrionale del Petén, in Guatemala. Oltre 200 civili, tra cui ben 67 bambini, furono uccisi dai Kaibiles, un commando sanguinario dell'esercito guatemalteco.

Al tempo, nel Paese centro-americano era in corso una lotta feroce tra esercito e ribelli. Dopo un’imboscata, costata la vita a circa 20 soldati, i governativi decisero di organizzare una spedizione punitiva. Dunque, un commando di Kaibiles - tra le cui file militava anche José Ortiz Moralez - si diresse a Los dos Erres per vendicare il torto subito. Dopo aver perquisito invano le abitazioni, pressappoco alle ore 6 del mattino del 6 dicembre, i Kaibiles decisero di dare seguito a una crudele e spietata rappresaglia. Moltissime donne furono violentate e uccise mentre gli uomini vennero trucidati a colpi di martello. Ben 67 bambini persero la vita e i loro corpi gettati al fondo di un pozzo profondo circa 4 metri. Ammassati, l'uno sopra l'altro, in un mucchio di cadaveri senza nome. I pochi ragazzini sopravvissuti al massacro, risparmiati per ragioni ancora sconosciute, furono successivamente adottati dai killer.

Altre 15 persone furono fucilate in un luogo distante circa mezz'ora dal villaggio. Due adolescenti, invece, vennero stuprate ripetutamente nei giorni successivi al massacro e infine strangolate. Soltanto un bambino molto piccolo riuscì a dileguarsi: fu l'unico sopravvissuto alla strage.

I procedimenti giudiziari

Nel 1994 fu avviata un'indagine per fare luce sull'eccidio e condannare i responsabili ma non ebbe esito fortunato per via della paralisi in cui era imbrigliato il sistema giudiziario guatemalteco. Nel 2009, la IACHR (Inter-American Commission on Human Rights) dichiarò che la legge sull'amnistia del 1996 non si applicava ai crimini più gravi commessi durante la guerra civile. Di tutta risposta, seguirono le indagini negli Stati Uniti contro alcune persone sospettate di essere coinvolte nel massacro. Nel maggio 2010, Gilberto Jordan, naturalizzato americano ed ex membro delle forze speciali di Kaibiles, fu arrestato in Florida dagli ufficiali dell'immigrazione e della dogana USA.

Nel gennaio 2011, Jorge Vinicio Orantes Sosa, un altro ex membro dei Kaibiles fu arrestato in Alberta con l'accusa di aver mentito alle autorità per l'immigrazione. Nel settembre 2011, le autorità statunitensi richiesero formalmente l'estradizione di Sosa dal Canada agli Stati Uniti con l'accusa di falsa dichiarazione e acquisizione illegale della cittadinanza, in relazione al suo arrivo dal Guatemala negli Stati Uniti pochi anni dopo il massacro.

Il 25 luglio 2011, l'ufficio del procuratore generale Claudia Paz y Paz avviò il processo a Città del Guatemala contro quattro ex soldati delle forze speciali di Kaibiles accusati di aver partecipato al massacro. Il 2 agosto 2011 il tribunale dichiarò colpevoli dell'eccidio quattro soldati: Manuel Pop, Reyes Collin Gualip, Daniel Martínez Hernández e il tenente Carlos Carías. Tutti furono condannati a oltre 6.000 anni di carcere ciascuno. Il 12 marzo 2012, anche Pedro Pimentel Rios fu condannato a 6.060 anni di reclusione. Un sesto soldato, Santos Lopez, fu condannato a 5.160 anni nel novembre del 2018 per aver ucciso 171 persone durante il massacro. Tra coloro che testimoniarono contro di lui ci fu Ramiro Osorio Cristales, che aveva solo 5 anni quando la sua famiglia fu assassinata. Lopez lo rapì e allevò per i successivi 13 anni.

Dopo aver subito anni di violenze e vessazioni, Cristales riuscì a fuggire chiedendo asilo in Canada, dove risiede ancora oggi.

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