Cronaca locale

Una Milano più autonoma

Con l'annuncio di un patto Comune-Governo si è sviluppato un dibattito su un tema che la frenesia della cronaca impedisce di trattare come si deve: Milano e il suo rilancio come capitale economica del Paese. Il pretesto è offerto dalla Brexit. Una partita da giocare, che oltre alle opportunità presenta anche rischi. A Milano, infatti, si conta oltre il 43% di investimenti e partecipazioni aziendali britanniche in Italia, che potrebbero lasciare il passo se non trovano convenienza nel rimanere qui. Il punto allora è come rendere la nostra area metropolitana più attrattiva. O Milano è dotata di uno statuto politico e amministrativo autonomo, che preveda anche una possibile fiscalità di vantaggio per chi produce lavoro e ricchezza, o ogni altra iniziativa è destinata all'insuccesso. Occorre il coraggio di dire che in Italia ci sono solo tre Città metropolitane (Milano, Roma e Napoli). Questi enti devono essere nelle condizioni di controllare il bilancio, assumendosi la conseguenza politica ed economica di una riduzione delle imposte. La Città metropolitana dovrebbe essere dotata anche di un organo esecutivo e possibilmente legittimato dal voto popolare. Nella commissione che ha redatto lo Statuto della nuova istituzione si è registrata un'assenza del 39,4%. È quello in cui potrebbe trasformarsi il nuovo Senato: una scatola vuota. Insomma, l'esperienza di Milano può costituire un prisma interpretativo per leggere le riforme costituzionali. Ma anche lo stimolo per riconoscere veri spazi di autonomia a quelle parti del Paese che, se sciolte dai lacci, potrebbero trainarlo fuori dalle secche della crisi.

*Consigliere comunale

«Milano popolare»

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