Cronaca locale

Regionali, Moratti in campo. Ma no ad avventure centriste

La vice di Fontana respinge le proposte da sinistra. E ora il terzo polo è improbabile (ma non impossibile)

Regionali, Moratti in campo. Ma no ad avventure centriste

Un test decisivo per il centrosinistra, che cerca un'identità. E una tappa importante per il centrodestra, che deve ancora ufficializzare il nome del candidato governatore e si trova a fare i conti col passo avanti della vicepresidente Letizia Moratti. Questo secondo turno di Comunali interessa mezzo milione di lombardi e dal voto arriveranno indicazioni anche in vista delle Politiche e delle Regionali 2023, per entrambi gli schieramenti.

Nel centrodestra, una decisione appare matura, quale che sia l'esito del ballottaggio. E la disponibilità enunciata venerdì a «Radio Lombardia» dalla vicepresidente Moratti, a molti dev'essere apparsa irrituale al Pirellone. E ieri è stata una ex vicepresidente della Regione, Viviana Beccalossi, a dar voce a questo stupore. «Con i miei 8 anni e mezzo - dice - credo di essere stata la più longeva dei vicepresidenti, e quindi posso anche capire certe cose. E tuttavia, mai mi sarei sognata di avanzare una mia candidatura, se non concordata col presidente, anche perché - sorride - Formigoni il giorno stesso mi avrebbe fatto recapitare gli scatoloni direttamente a casa, e sarebbe stato un gesto di riguardo dovuto a una donna». Battute a parte, il dualismo ora è nelle cose, tanto che Beccalossi vede a questo punto un'accelerazione: «Fossi in Attilio Fontana, chiuso lo spoglio delle Comunali convocherei una conferenza stampa per annunciare le mie intenzioni. Lo sa, gliel'ho detto e si può riportare. Io non ho smanie di visibilità e sostengo lealmente il centrodestra, mi baso solo su quel che leggo».

In ambienti più vicini alla vicepresidente, si fa notare però che la dichiarazione di Moratti vuole sgombrare il campo dagli equivoci, e stoppare strumentalizzazioni e fantasie, come quella sul «terzo polo». Con questa mossa trasparente e pubblica insomma, la ex sindaco di Milano non avrebbe fatto altro che confermare la sua lealtà assoluta al centrodestra - rimettendo ogni decisione ai partiti - e stroncando sul nascere ogni ipotesi di «terzo polo». Da ieri, in effetti, il lavoro su una candidatura terza rispetto a centrodestra e centrosinistra, appare più debole, e velleitario. E la sensazione è che un candidato terzo possa emergere solo se i «progressisti» ricadranno su un nome di basso profilo e marcatamente orientato a sinistra. Per ora le forze centriste, come «Azione» lavorano ancora su un nome, come Carlo Cottarelli, da proporre a tutti.

A sinistra si guarda a queste Comunali come «prova generale». Gli elettori hanno votato pensando solo a quello che può essere il sindaco migliore per la loro città, e hanno fatto bene. Pd e 5 Stelle, però, daranno questa lettura. Lo hanno già fatto due settimane fa: nel pomeriggio del 13 giugno, a urne ancora, calde il segretario regionale Vinicio Peluffo si era affrettato a dichiarare che nella vittoria di Lodi intravedeva un «avviso di sfratto» per il centrodestra.

E non c'è dubbio che una a Sesto San Giovanni, dove si sono visti i leader di entrambi i partiti (Giuseppe Conte ed Enrico Letta) potrebbe (o avrebbe potuto) consacrare questa unione Pd-5 Stelle, confermando che «s'ha da fare» anche alle Regionali.

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