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Il mistero dell'uomo diviso per tre

Il mistero dell'uomo diviso per tre

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Il mistero dell'uomo diviso per tre

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Scrivere noir per il francese Michel Bussi è un viaggio, un gioco, una sfida. E ogni volta questo camaleontico narratore reinventa sullo scacchiere della suspense modelli che ha amato e scrive storie che lo divertono. Può ispirarsi a un quadro di Matisse o a uno di Gauguin, può rielaborare un meccanismo di Agatha Christie, può scrivere persino un romanzo distopico per ragazzi alla Orwell, ma riesce sempre a restare se stesso con una cifra ben precisa che fa sembrare i suoi romanzi quadri a olio o cartoline di altri tempi. Scrivere per Bussi significa creare un rapporto speciale con i lettori che non va mai tradito: «una connessione unica con loro - come ci ha spiegato tempo fa - dove devi sempre anticipare le reazioni. A volte è anche un modo per guardare oltre l'abisso perché il lettore può avere l'impressione che i personaggi gli stiano davvero parlando...». Scrivere vuol dire inventare e mettere sul palcoscenico storie, e per Bussi «la letteratura è un gioco, viene dall'immaginazione, dalla finzione. Il lettore sa che quello che sta leggendo e che sta vivendo è una storia e che non è reale. Ma nonostante tutto questo, il gioco può essere serio, impegnato».

Essendo geografo di formazione, ogni volta Bussi ama descrivere luoghi speciali, spesso solitari ma pieni di fascino. E misteriosi. Come nel caso di Bogny-sur-Meuse, dove è posizionato il monumento ai Quattro figli Aymon di cui si tratta in Tre vite una settimana (Edizioni e/o). La gente del luogo è convinta che le quattro montagne che dominano la Valle della Meuse al centro delle Ardenne somiglino ai quattro cavalieri scolpiti nella pietra che dominano tutto da lassù. Un monumento epico e solenne posto in un luogo bellissimo dal quale è caduto (o è stato buttato) Renaud Duval, la cui identità è al centro di una complicata indagine portata avanti dalla cocciuta capitana Katel Marelle e dalla sua squadra. Tre donne sostengono che avesse con loro tre relazioni diverse. Ma è possibile vivere tre vite in contemporanea? Qual è il confine tra falsità e verità che ha superato Duval? E perché lo ha fatto? Diffidate di colui o colei che tira i fili.

Con l'abilità di un cecchino, Bussi dimostra ancora una volta di saper modulare gli stilemi del noir, della letteratura d'avventura e di viaggio, del racconto di testimonianza familiare e della suspense in questa storia pirandelliana che gioca sul tema dell'identità e delle maschere e su quello delle vite che si possono vivere in contemporanea o che si aspirerebbe a vivere. E i lettori, mano a mano, saranno i soli a poter comprendere una storia in cui i personaggi messi in scena non capiscono fino in fondo se stessi, ma vivono come burattini nella mani del narratore. Perché solo i lettori possono vedere i fili invisibili, diffidando di ciò che leggono, diffidando degli indizi, e delle falsità che in un romanzo puzzle Michel Bussi si diverte a mettere sulla pagina, usando i racconti di tre donne speciali e che hanno più di un mistero da nascondere. La storia ha il ritmo e il mood delle malinconiche liriche di Arthur Rimbaud che vi troviamo sparse.

Mettere messaggi nelle bottiglie diverte Michel Bussi e i lettori sono sempre disposti ad aspettare che arrivino sulla spiaggia delle loro emozioni.

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