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I talebani finiscono i soldi: lavoratori pagati coi cereali

I talebani stanno dimostrando tutta la loro inaffidabilità anche in ambito governativo, utilizzando gli aiuti umanitari ricevuti per pagare i lavoratori anziché sfamare i cittadini allo stremo

Afghanistan, i talebani finiscono i soldi. Lavoratori pagati coi cereali

In Afghanistan la situazione continua a essere delicata. E non solo a causa della continua violazione dei diritti delle donne e per i ripetuti soprusi ai danni della popolazione e delle varie minoranze religiose. I talebani stanno dimostrando tutta la loro inaffidabilità anche in ambito governativo, utilizzando i preziosi aiuti umanitari ricevuti dalle organizzazioni internazionali per pagare i lavoratori anziché sfamare i cittadini.

Crisi economica

In particolare, i nuovi amministratori del Paese hanno deciso di ampliare il loro programma "cibo in cambio di lavoro", in cui il grano donato viene utilizzato per pagare decine di migliaia di lavoratori del settore pubblico. L'annuncio è arrivato poche ore dopo che l'Organizzaione delle Nazioni Unite ha fatto una richiesta record di 4,4 miliardi di aiuti umanitari per venire in soccorso dei 24,4 milioni di civili afghani - oltre il 50% della popolazione - alle prese con una grave crisi alimentare, aggravata da una siccità epocale, dal freddo inverno oltre che dal dominio dei talebani.

Il programma "cibo contro lavoro", già attuato a Kabul e ora ampliato ad altre regioni, è stato accolto come la riprova della crisi finanziaria che attanaglia l'Afghanistan dei talebani, tornati al potere lo scorso agosto. Inoltre, la loro decisione desta ulteriore preoccupazione in merito alla gestione degli aiuti umanitari e dei fondi, seppur ridotti, che arrivano nel Paese, anche se in buona parte vengono distribuiti direttamente da organizzazioni internazionali, bypassando le autorità talebane.

Nel frattempo, proprio per alleggerire la pressione economica che grava su una popolazione allo stremo, la Banca Centrale dell'Afghanistan (DAB) ha fatto sapere di aver ricevuto 32 milioni di dollari di fondi sbloccati dalle Nazioni Unite, subito trasferiti alla Banca Internazionale Afghana (AIB). Il governo americano, dal canto suo, nel 2022 stanzierà un contributo iniziale di più di 308 milioni di dollari in assistenza umanitaria per il popolo dell'Afghanistan, mentre dall'ottobre 2021 il totale degli aiuti umanitari degli Usa per il Paese e per i rifugiati afgani nella regione è arrivato a quasi 782 milioni di dollari.

Crisi sociale

Al netto delle promesse messe sul tavolo dai talebani, della modernizzazione del Paese e della concessione di eguali diritti a donne e uomini, l'Afghanistan sembra essere precipitato in una crisi senza fine. Sul fronte civile, decine di donne hanno partecipato a una protesta a Kabul per rivendicare i loro diritti nella capitale afghana. La notizia è giunta all'indomani dell'iniziativa di attiviste che hanno usato i muri della città per contestare le restrizioni imposte dai talebani e denunciare la repressione delle loro proteste.

Tutto questo può essere letto come reazione alla mossa delle autorità talebane che hanno affisso avvisi su muri e alberi di Kabul in cui si ricorda alle donne di indossare l'hijab, nel rispetto della legge islamica. Risalgono alla scorsa settimana, infatti, l'ordine per i negozi di usare manichini senza testa e il divieto di ingresso per le donne nei bagni pubblici in varie province. Restrizioni seguite alla rimozione, a dicembre, dei manifesti pubblicitari con immagini femminili a Kabul.

Tra i divieti per le donne, inoltre, troviamo il decreto annunciato dai talebani il mese scorso che stabilisce che non possano allontanarsi per più di 75 chilometri dal luogo di residenza se non sono in compagnia di un parente stretto di sesso maschile.

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