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Guerra diplomatica tra Brasile e Israele

La capacità del Brasile di creare conflitti diplomatici "idioti" con paesi amici per futili motivi ideologici rasenta il masochismo

Guerra diplomatica tra Brasile e Israele

La capacità del Brasile di creare conflitti diplomatici "idioti" - l'aggettivo lo rubiamo dal sito verde-oro l’Antagonista (www.oantagonista.com) - con paesi amici per futili motivi ideologici rasenta il masochismo. Chi non ricorda la tensione con l'Italia per la mancata estradizione dell'ex terrorista, oggi scrittore, Cesare Battisti, condannato con sentenza passata in giudicato per 4 omicidi a due ergastoli? La decisione fu di Lula che, nonostante la cittadinanza italiana della moglie Marisa, antepose alla giustizia i capricci del suo ex braccio destro José Dirceu - oggi in carcere – e dell'ex avvocato dello stesso Battisti, Luiz Eduardo Greenhalgh. Era fine 2010 e la crisi con Roma fu poi sostituita, sempre per motivi 'ideologici', da quella con gli Stati Uniti, con Dilma Rousseff che sdegnosamente annullò una sua visita programmata da tempo a Washington. Casus belli? Un presunto spionaggio NSA nei suoi confronti. Era il 2013 e la 'crisi' veniva risolta a fine giugno 2015, con la tanto agognata visita di Rousseff alla Casa Bianca. E lussuosa, visto che conseguenza di quel ‘tour’ ufficiale fu la denuncia mezzo stampa della NS Highfly Limousine perché Dilma aveva affittato 19 limousine senza però pagare il conto (da 100mila dollari). Più o meno in contemporanea il Brasile apriva una nuova crisi diplomatica, la terza in meno di 5 anni, anche questa assolutamente ideologica e inutile ma che, a differenza di quelle con Italia ed Usa, continua ancor oggi. ‘Target’ del governo brasiliano lo stato di Israele. Da circa sei mesi, infatti, Doni Dayan - così si chiama il nuovo ambasciatore che Tel Aviv ha scelto per rappresentare Israele in Brasile - sta cercando 'in ogni modo' di presentare le sue credenziali al governo Rousseff. Tutto inutile dato che l’Itamaraty, ovvero la Farnesina brasiliana, si rifiutata dalla scorsa estate di accettare le sue credenziali. Motivo ufficioso? Doni Dayan è stato in passato presidente di un ente che rappresenta i coloni israeliani installati in Cisgiordania, un CV inaccettabile per Marco Aurélio Garcia, consigliere di Rousseff nonché vero ministro degli Esteri ombra sin dal primo mandato di Lula, nel 2003. Motivi ufficiali? Zero. Ieri la vice-ministro degli Esteri israeliana, Tzipi Hotovely, ha detto invece - ufficialmente e visibilmente ‘scocciata’ - che Tel Aviv non proporrà nessun altro nome alternativo al Brasile, reiterando per l'ennesima volta la richiesta a Rousseff affinché accetti le credenziali di Dayan. "Il Brasile può condannare formalmente e con forza la politica di Israele nei territori occupati, come del resto fanno continuamente gli Usa, alleato numero uno degli israeliani - commentano Diogo Mainardi e Mario Sabino sull'Antagonista - ma non ricevere le credenziali di un ambasciatore per mesi, oltre a rappresentare uno sgarbo intollerabile verso un paese amico, è una chiara intromissione negli affari interni di un'altra nazione”.

Staremo a vedere se, dopo quasi mezzo anno di ‘limbo’, Itamaraty assumerà una posizione chiara sulla questione ma, di certo, mai come oggi la tensione diplomatica tra Brasile ed Israele è stata così elevata. Altrettanto sicuro – come detto a chiare lettere dalla Hotovely - è che gli ambasciatori israeliani si nominano a Tel Aviv, non a Brasilia.

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