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Mogadiscio, Al Shabaab attacca un hotel: 17 morti

I "giovani" tornano a colpire a nemmeno un mese di distanza dalla strage all’hotel Ambassador

Mogadiscio, Al Shabaab attacca un hotel: 17 morti

Sangue sparso a Mogadiscio, a nemmeno un mese di distanza dalla strage all’hotel Ambassador, al Shabaab – il famigerato gruppo islamista de “i giovani” – torna a colpire la martoriata capitale somala.

Alle 15:30 di ieri pomeriggio, alcuni testimoni hanno raccontato di aver sentito una forte esplosione, poi il rumore di una sparatoria, provenire dall’hotel Naso Hablod, in pieno centro. È il commando di al Shabaab che, come più volte minacciato attraverso account e siti collegati, è entrato di nuovo in azione.

La squadra di attentatori ha agito secondo l’ormai tristemente noto “protocollo del terrore”. L’azione, iniziata con l’immolazione di un kamikaze, è poi sfociata in un conflitto a fuoco.

Con la detonazione dell’autobomba i terroristi hanno aperto nel cancello del Naso Hablod un profondo squarcio. Poi una seconda esplosione ha raso al suolo gli ultimi ostacoli. Solo allora, un manipolo di tre – forse quattro – jihadisti è penetrato senza difficoltà nell’albergo facendosi largo con una pioggia di proiettili.

“Sparavano all’impazzata, a chiunque”, ha raccontato alle agenzie Ali, un testimone che è riuscito miracolosamente a salvarsi. Alla fine degli scontri, durati qualche ora, la polizia ha diramato l’ennesimo bollettino: il bilancio è di sette persone morte ed undici ferite. Tra le vittime, ha spiegato il capitano della polizia somala Ali Ahmed ai media, ci sarebbero anche due degli attentatori.

Secondo quanto riportato da un corrispondente di Al Jazeera, al momento dell’attacco, il ministro dell’Ambiente Burci Mohamed Hamza si trovava nell’albergo. Il ministro – che secondo alcuni potrebbe aver perso la vita, mentre, secondo altri sarebbe riuscito a mettersi in salvo – al momento risulta disperso.

Il Ramadan e l'islamismo

Il Ramadan – mese in cui la comunità musulmana osserva il digiuno diurno – si conferma così il periodo più pericoloso dell’anno.

L’ultrattività delle cellule terroristiche durante i celebri giorni del digiuno islamico è un fenomeno ormai tristemente conosciuto, e temuto, tanto che vige nella capitale l’allerta massima.

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