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Ora Greta Thunberg è anche sulla copertina di Vogue

"L'industria della moda contribuisce enormemente all'emergenza climatica ed ecologica, per non parlare del suo impatto sugli innumerevoli lavoratori e comunità che vengono sfruttati in tutto il mondo". Il duro monito dell'attivista

Ora Greta Thunberg è anche sulla copertina di Vogue

Da attivista per il clima a modella il passo è breve. Come riporta Vogue, è Greta Thunberg la cover star del numero appena svelato di Vogue Scandinavia. La 28esima edizione di Vogue nel mondo ha scelto come cover star la giovane attivista svedese, fotografata da Iris e Mattias Alexandrov Klum via Zoom. La stravagante copertina mostra Thunberg che indossa un trench riciclato mentre è seduta con un cavallo islandese chiamato Gandalf in un bosco fuori Stoccolma. "Per questo nuovo numero sono così incredibilmente orgoglioso di avere Greta Thunberg in copertina", sottolinea il caporedattore della rivista, Martina Bonnier, nel suo editoriale. "Non solo è una singolare figura scandinava e una forza di cambiamento, ma incarna anche l'amore per la natura, la ricerca della sostenibilità e il coraggio sfacciato che è al centro della nostra visione".

Greta, sottolinea, "è la voce di una generazione. Negli ultimi tre anni l'adolescente svedese è diventata l'attivista più riconoscibile al mondo, invitando i leader mondiali a fermare la crisi climatica. Dato il nostro amore per la natura, non potremmo pensare a nessuno più adatto per il primo numero".

Greta Thunberg su Vogue Scandinavia

Non contenta di aver agguantato la copertina di Vogue Scandinavia, anche in questo caso a giovane attivista non perde occasione per esporre e mettere in mostra il suo moralismo chic sull'ambiente. "L'industria della moda contribuisce enormemente all'emergenza climatica ed ecologica, per non parlare del suo impatto sugli innumerevoli lavoratori e comunità che vengono sfruttati in tutto il mondo affinché alcuni possano godere della moda veloce che molti considerano usa e getta", ha dichiarato. "Naturalmente capisco che per alcune persone la moda è una parte importante del modo in cui vogliono esprimere se stessi e la propria identità". Greta ne ha per tutti, soprattutto per le aziende che praticano greenwashing. "Molti fanno credere che l'industria della moda stia iniziando ad assumersi la responsabilità, spendendo cifre fantastiche in campagne che si dipingono come 'sostenibili', 'etiche', 'verdi', 'climaticamente neutre' o 'eque', ha scritto su Twitter. "Ma cerchiamo di essere chiari: questo non è quasi mai altro che puro greenwash".

Non ha mica tutti, Greta. Quante aziende si sono date all'ecologismo di facciata, giusto per farsi belle agli occhi dell'opinione pubblica? Va detto, però, che è - anche - colpa del suo populismo ambientalista se l'ambiente, per molti, è diventata più una questione d'immagine che di sostanza. Come spiegava tempo fa il politologo Alessandro Campi, nel fenomeno Greta Thunberg gli stilemi tipici del "populismo", "sino a diventare qualcosa a metà tra una moda politico-mediatica che si fa forte della nostra cattiva coscienza e un movimento di massa che inclina verso il misticismo para-religioso, sono tutti facilmente riconoscibili. A partire dal più elementare e costitutivo d’ogni populismo: la divisione del mondo in buoni (i molti) e cattivi (i pochi).

I primi sono gli abitanti del pianeta (il popolo inteso in questo caso come umanità), i secondo sono i capi di governo e gli esponenti dell’establishment finanziario e industriale mondiale".

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