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La fuga vestita da rider: così la Pussy Riot ha lasciato la Russia

Maria Alyokhina era ricercata dal tribunale di Mosca dal primo giorno di guerra. Per scappare si è travestita da rider

La fuga vestita da rider: così la Pussy Riot ha lasciato la Russia

Maria Masha Alyokhina è riuscita a fuggire dalla Russia. La giovane è una delle Pussy Riot, il gruppo punk che si fece conoscere al mondo intero in seguito a una protesta andata in scena nel 2012 contro il presidente Vladimir Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. A riportare la notizia è stato il New York Times che ha anche raccontato nei particolari l'ingegnoso stratagemma utilizzato dall'attivista e dissidente per oltrepassare i confini russi, almeno temporaneamente, senza farsi prendere dalla polizia moscovita.

L'ingegnoso piano di fuga

Secondo la ricostruzione del New York Times, la Alyokhina si è travestita da rider per non insospettire i poliziotti russi che stavano sorvegliando l'appartamento dell'amica in cui alloggiava. Non solo. Per non essere rintracciata durante la fuga ha lasciato il cellulare a casa. Una volta abbandonato l'appartamento, un amico l'avrebbe accompagnata al confine con la Bielorussia e lì avrebbe aspettato una settimana prima di entrare in Lituania. Il suo avvocato ha spiegato all'agenzia di stampa Tass di non sapere assolutamente come la sua assistita sia riuscita nell'impresa, considerata la stretta sorveglianza a cui era sottoposta.

La Alyokhina era stata dichiarata latitante dallo scorso aprile, quando un tribunale di Mosca aveva ordinato la carcerazione della Alyokhina per avere violato i termini della libertà vigilata a cui era stata condannata nel settembre del 2021. Lei si era però resa irreperibile. La 33enne cantante russa, fondatrice dell'organizzazione per la tutela dei diritti dei prigionieri Zona Prava e dei media di Internet Mediazona, nonché ex membro del gruppo Vojna, lo scorso settembre era stata infatti giudicata colpevole e condannata a scontare un anno di ‘restrizione della libertà’ per aver violato le normative anti-Covid durante le proteste del 2021 dopo l’arresto di Navalnyj.

Il braccialetto elettronico

In quel periodo vi era infatti il divieto, causa pandemia, di uscire di casa nelle ore notturne, lasciare Mosca e anche di prendere parte a eventi di massa. La Alyokhina, insieme ad altri dieci oppositori, era stata accusata di aver incitato le persone a violare le restrizioni anti-Covid, e per quello era finita ai domiciliari con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Il 24 febbraio la giovane aveva deciso di rimuovere il suo apparecchio per protesta, proprio il giorno stesso in cui il presidente Putin aveva iniziato la sua "operazione militare speciale" in Ucraina. Sulla sua pagina Twitter la dissidente aveva anche postato la foto del braccialetto tagliato di netto.

Pochi giorni dopo il ministero di Giustizia aveva inserito il suo nome nella lista dei ricercati.

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