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Venezuela, l'Onu stanzia 9 milioni in aiuti umanitari

Da Ginevra le Nazioni Unite annunciano un importante piano di aiuti per rispondere alla grave crisi che affligge il Paese guidato da Nicolas Maduro

Venezuela, l'Onu stanzia 9 milioni in aiuti umanitari

La crisi economica ed umanitaria che sta mettendo in ginocchio il popolo venezuelano non accenna a placarsi. C'è carenza estrema di cibo e medicinali, oltre che di altri beni di prima necessità.

Per questa ragione lunedì, da Ginevra, le Nazioni Unite hanno annunciato lo stanziamento di 9,2 milioni di dollari (circa 8,1 milioni di euro) per aiuti di emergenza, volti principalmente a garantire l'accesso a prodotti farmaceutici e a generi alimentari. Dei 9 milioni, 2,6 sono diretti al supporto di bambini fino ai 5 anni, donne incinte e in fase di allattamento, oltre che persone in gravi difficoltà.

I finanziamenti verranno stanziati attraverso il CEFR – Fondo centrale d'intervento d'urgenza, gestito direttamente dal segretariato generale delle Nazioni Unite. Questo fondo prevede che il Paese ricevente acconsenta esplicitamente alla ricezione degli aiuti umanitari. Si tratta quindi di un chiaro dietrofront del presidente venezuelano Nicolas Maduro, che finora aveva sempre rifiutato ogni forma di assistenza internazionale sostenendo che non ce ne fosse la necessità. Tuttavia alcuni analisti temono che i fondi ONU possano finire nelle mani dei vertici del Partito Socialista al governo.

Parallelamente a questi aiuti, l'UNICEF, attivo nel Paese dal 1991, ha annunciato un'espansione dei già significativi programmi di assistenza in Venezuela: a partire dallo scorso agosto sono state fornite 130 tonnellate solo tra cibo e medicinali, contribuendo ad alleviare le critiche condizioni di salute di quasi 350mila donne e bambini. Sempre secondo l'UNICEF, il 12% della popolazione venezuelana vive in condizioni di malnutrizione.

L'inizio della crisi è coinciso all'incirca con la salita al potere di Nicolas Maduro, successore prescelto di Hugo Chavez, protagonista nel 1999 della cosiddetta Rivoluzione Bolivarista e rimasto ininterrottamente al governo del Paese sino alla sua morte, nel 2013.

La crisi, inizialmente solo economica, è presto diventata umanitaria: da inizio 2015 è scoppiato un esodo di più di 3 milioni di venezuelani, fuggiti perlopiù in altri Paesi del Sudamerica. Sino ad oggi, gran parte degli aiuti internazionali sono stati indirizzati verso i Paesi che hanno accolto i profughi in fuga.

Le sanzioni economiche imposte da Usa e Ue certamente non contribuiscono alla ripresa economica del Paese, accusato di corruzione dilagante, violazione di diritti umani e complicità con il narcotraffico. Al contempo, però, il Venezuela può godere della più ampia riserva di petrolio al mondo. E per uscire dalla crisi il governo Maduro ha puntato proprio sull'oro nero: lo scorso febbraio è stata lanciata una criptovaluta, il Petro, allacciata al prezzo del petrolio (1 petro = 1 barile = circa 60 dollari). Ma non è stato abbastanza: seppur il governo abbia adottato una serie di ulteriori misure, l'iperinflazione non accenna a ridursi.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, entro fine anno il tasso d'inflazione potrebbe toccare il milione per cento.

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