Rush finale

Singapore 2008, tra muri roventi e pit stop fatali. Storia di un GP nel caos

La prima gara in notturna della storia della Formula 1 è un concentrato di emozioni, scandali e retroscena che produce effetti ancora oggi. Singapore 2008 è stato il regno del caos

Felipe Massa ai box, Singapore 2008
Felipe Massa ai box, Singapore 2008
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Sono già trascorsi quindici anni dal famoso Gran Premio di Singapore del 2008, ma in realtà sembrano passati pochissimi giorni. Quell'evento della discordia, ricco di follie e caos, è vivido nella memoria degli appassionati anche perché, negli ultimi tempi, le sue vicende tormentate sono tornate prepotentemente alla ribata. Da una parte ci sono le dichiarazioni audaci di Bernie Ecclestone, ex patron della F1, consapevole di ciò che si nascondeva dietro alla vittoria di Fernando Alonso e al volontario incidente del suo compagno di box, Nelson Piquet Jr, dall'altra c'è la reazione di Felipe Massa che si è sentito deufradato di un titolo mondiale che gli sarebbe sfuggito qualche settimana più tardi a San Paolo. Senza quella catena di eventi Massa avrebbe potuto festeggiare il suo unico successo iridato, ma come sempre la storia non si fa con le ipotesi anche se, forse, si può riscrivere in tribunale. Ma questa è un'altra faccenda ancora.

La prima gara in notturna di sempre

È il 28 settembre del 2008, l'intera Singapore ha acceso i fari sulla pista di F1 ricavata dalle sue strade cittadine. Non è un eufemismo, ogni proiettore illumina il circuito asiatico di Marina Bay, perché qui si corre al chiaro di luna. È una delle grandi innovazioni di Bernie Ecclestone, lo scaltro deus ex machina della F1, che tenta in ogni modo di rendere sempre più spettacolari e coinvolgenti le sfide proposte dal Circus. Dunque, si tratta della prima gara in notturna nella storia di questo sport e nell'aria persiste un po' di apprensione, gli stessi piloti non sono abituati a guidare con le luci artificiali e i riflessi sono un fastidio in più da gestire dentro al casco.

La risposta del pubblico è comunque enorme, tanto che il sistema dei biglietti finisce inevitabilmente in tilt. In qualifica la pole position è firmata da Felipe Massa, mentre Lewis Hamilton chiude la prima fila. I due piloti, rispettivamente agli ordini di Ferrari e McLaren-Mercedes, sono anche coloro che si stanno giocando il titolo mondiale punto su punto. Questo è il quart'ultimo appuntamento del calendario e non sono ammessi più sbagli per costruire un sogno iridato.

Hamilton

Piquet Jr va a muro, è crashgate

Tutto ruota intorno a ciò che succede al giro 13 di questa pazza gara: all'improvviso vengono sbandierate le bandiere gialle, i piloti sono costretti ad alzare il piede dall'acceleratore; dalla radio comunicano che il secondo driver della scuderia Renault, Nelson Piquet Jr, è finito a muro. Per togliere di mezzo la carcassa della monoposto del brasiliano figlio d'arte, è necessario l'ingresso della Safety Car, che crea un po' di pandemonio. Intanto Fernando Alonso, rientrato qualche giro prima ai box, approfitta della girandola dei pit-stop per balzare al comando. Una posizione che non lascerà più, favorito anche dal layout della pista, che non gradisce i sorpassi. La vittoria del campione di Oviedo, però, nasconde un retroscena amaro.

Fernando Alonso

Intanto, ricevuta la notiza dell'ingresso in pista della Safety Car, Felipe Massa rientra in pit lane per il rifornimento di carburante. Il brasiliano è leader della gara, ma gli attimi ai box sono per lui fatali: un semaforo verde dato dai tecnici del Cavallino in modo frettoloso gli costa caro, perché il bocchettone per il pieno di benzina resta ancorato alla sua F2008. Addio vittoria e sogni di gloria, perché quell'inconveniente lo costringe al ritiro. Senza sussulti, il GP finisce con la citata vittoria di Alonso, scortato sul podio da Nico Rosberg (Williams-Toyota) e Lewis Hamilton. I sei punti guadagnati dal britannico a Marina Bay, saranno fondamentali per quello che è - di fatto - il primo dei suoi sette mondiali piloti.

I retroscena di Singapore 2008

La vittoria di Alonso viene macchiata dai sospetti nei riguardi di una strategia fin troppo audace e rigorosa nelle sue tempistiche perfette. L'anno successivo la FIA apre infatti un'indagine e trova in Nelson Piquet Jr l'uomo chiave. Il brasiliano, licenziato dal team francese a metà stagione, decide di collaborare con le autorità. Il figlio d'arte afferma di essere stato costretto a provocare l'incidente dal team principal Flavio Briatore e dal direttore tecnico Pat Symonds, che in cambio gli avrebbero garantito il sedile sulla Renault anche per la stagione successiva.

L'inchiesta fa tremare le gambe alla F1 intera, mentre il team transalpino si vede costretto a far fuori sia Symonds che Briatore i quali, a loro volta, riceveranno delle dure sanzioni. L'elemento inatteso è la confessione "fuori tempo massimo" di Ecclestone di essere consapevole dei retroscena del "Crashgate", appena poco tempo tempo dopo la sua realizzazione, e di aver preferito non intervenire per il bene del Circus. Da qui arriviamo a giorni nostri e alla volontà di Massa di farsi assegnare il titolo 2008 in un'aula di tribunale, quindici anni dopo quel muro rovente, cercando aiuto anche nel suo rivale in pista dell'epoca, Lewis Hamilton.

Chissà se la storia cambierà, intanto quel GP ha scritto "la storia".

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