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Mourinho ha un sogno: la tripletta per superare anche Herrera

Il tecnico portoghese ha portato all'Inter quella marcia in più per competere, ad altissimo livello, in Europa. Ora, dopo aver vinto Coppa Italia e scudetto, i nerazzurri si giocheranno la Champions League. Mourinho sogna la tripletta, per andarsene via ed essere ricordato come il più grande di tutti, anche di Herrera

Mourinho ha un sogno: la tripletta per superare anche Herrera

Milano - Quando si presentò a Milano usò subito parole molto chiare: “Non sono un pirla”. Lo presero per uno sbruffone attendendolo al varco. Ma Josè Mourinho andò avanti per la sua strada e vinse (o meglio rivinse) subito lo scudetto con l'Inter. Il popolo nerazzurro era diviso: qualcuno non aveva capito come mai Moratti avesse cacciato Mancini, che aveva riportato l'Inter al tricolore dopo l'ultimo successo conquistato di Trapattoni risalente all'ormai lontano 1989. Il Mancio di scudetti ne aveva vinti ben due: nel 2007 e nel 2008 (più il primo, nel 2006, assegnato a tavolino ma mai festeggiato dai tifosi). Eppure c'era qualcosa che ancora non andava. Villareal, Valencia e Liverpool, per tre volte l'eliminazione dalla Champions aveva sbattuto in faccia ai nerazzurri un'amarissima realtà, lasciando l'Inter in uno stato di eterna incompiuta del calcio: grande in Italia ma assolutamente insignificante nell'Europa dei grandi club.

C'era bisogno di una rivoluzione e, ispirandosi a suo padre Angelo, che seppe trovare in Helenio Herrera un condottiero – dando vita, così, alla grande Inter – Massimo Moratti ha capito che l'unica strada per tentare di avvicinarsi alla coppa con le orecchie era dotarsi, anche lui, di un trascinatore, un uomo abituato alle grandi sfide internazionali con un pedigree a prova di bomba: e chi poteva essere meglio di Mourinho? Il tecnico portoghese aveva già vinto la Champions con il Porto, nel 2004, e per altre due volte era arrivato alla semifinale con il Chelsea. Ovunque aveva vinto e convinto: soprattutto per la grinta e la capacità di trascinare il gruppo.

Appena è arrivato a Milano ha fatto capire di che pasta era fatto: ha tenuto unito il gruppo, rivincendo subito il campionato – dopo i due titoli di Mancini – ma, soprattutto, ha convinto Moratti che per fare il grande salto in Europa quella squadra, così forte in Italia, aveva bisogno di qualcosa in più. Eto'o, Milito, Lucio, Thiago Motta, Sneijder e Pandev. Un acquisto migliore dell'altro. L'addio di Ibrahimovic è stato ampiamente compensato dal camerunense Eto'o (che oltre a essere un grande centravanti ha dimostrato di saper fare – e bene – anche il terzino in caso di bisogno) e da un “Principe” (Milito) straordinario in fase realizzativa. Coi nuovi rinforzi e la mano sapiente del portoghese quell'Inter mono-schema (palla a Ibra e vediamo che succede), fisicamente fortissima ma senza troppe idee, si è trasformata in un gruppo capace di imporre il proprio gioco macinando bel calcio con schemi e azioni a grande velocità. Tutta un'altra cosa rispetto a prima. Mancini non si offenda. Mese dopo mese questa "nuova personalità" si è affermata, non solo in campionato ma anche in Europa.

Ora l'Inter, dopo aver vinto la Coppa Italia e il campionato (il quarto di fila, sul campo), è a un passo dalla storia. L'appuntamento è per sabato, con la finale di Madrid contro il Bayern Monaco. Conquistare la Champions, dopo 45 interminabili anni di attesa dall'ultimo successo (e 38 dall'ultima finale, persa, contro l'Ajax) vorrebbe dire mettere il sigillo a una stagione unica, irripetibile, storica. I tifosi hanno una settimana per sognare. Poi, sabato, sarà battaglia. Mourinho è pronto a nuove avventure. Ha già detto che nei suoi progetti futuri c'è quello di allenare una grande squadra spagnola (il Real?) e poi, un giorno, quando sarà vecchio (parole sue) la nazionale portoghese. Nel frattempo, forse, troverà il modo di rifare un tuffo nella Premier League, la sua vera grande passione.

Dunque l'avventura nerazzurra del condottiero di Setubal è già finita? E' ancora presto per dirlo. C'è una finalissima da preparare e Josè ha voglia di pensare solo a questa battaglia. Per entrare nella storia dell'Inter e superare il "Mago", il grande Helenio Herrera. Chi lo sa, se tutto dovesse andare bene potrebbe venirgli voglia di giocarsi il mondiale per club...

oppure di ripartire da zero, come ha già fatto molte volte. Una cosa è certa: tripletta o no Mourinho sarà sempre nel cuore dei tifosi nerazzurri il cui spirito ha saputo incarnare restituendo loro quell'orgoglio per troppo tempo ferito. 

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