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"Io regina del pop italiano? Resto una cantautrice"

Il disco "E poi siamo finiti nel vortice" prima di Forum e tour: "Mon amour" non è un inno all’amore libero"

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Annalisa, per molti adesso lei è la regina del pop italiano.

«Ti devo raccontare un po’ di cose».

La prima.

«Ho sempre lavorato per sottrazione, ho sempre puntato a rendere più vero il mio racconto».

Faticoso?

«Molto, anche perché ero arrivata sotto i riflettori così velocemente. Ma dopo il disco Nuda del 2020 ho capito che con il mio pubblico ero riuscito a instaurare un rapporto molto diverso.
E...».

E?

«E sono nati la trilogia Bellissima, Mon Amour e Ragazza sola, che è uscita prima del nuovo disco E poi siamo finiti nel vortice».

In effetti ci sono due Annalisa idealmente affianco qui in una saletta della Warner. La prima è quella uscita da Amici oltre dieci anni fa con una voce cristallina e una prospettiva da mettere a fuoco. La seconda è quella che negli ultimi mesi ha accumulato dischi di platino (e fin qui) ma si è soprattutto imposta come protagonista totale e persino innovativa (la trilogia per esempio), insomma come termine di paragone di una epoca pop. Mica poco. Non a caso, Annalisa Scarrone da Carcare in provincia di Savona è abituata a vincere alla distanza, è caparbia come pochi e pure assai colta, cosa che ormai è clamorosamente fuori moda. E dopotutto il suo trittico di brani che ha accumulato premi e streaming è una sorta di ritratto in movimento, di fotografia dei tre stati d’animo che normalmente segnano la fine di un’amore. La delusione di Bellissima. La voglia di rivalsa in Mon Amour. L’indipendenza ritrovata di Ragazza sola. Un racconto a tappe lungo quasi un anno che è decisamente inedito e persino controtendenza in una fase nella quale i brani sono cotti e mangiati, iniziano e finiscono nel tempo simbolico di una storia su Instagram. E ora c’è pure il nuovo disco che raccoglie anche inediti come Euforia o La crisi a Saint-Tropez e soprattutto conferma che Annalisa è definitivamente una cantautrice fatta e finita visto che, con Davide Simonetta e Paolo Antonacci, firma tutti i brani: «Ho acvuto il coraggio di partecipare ad Amici perché avevano “aperto” ai cantautori e io mi sono sempre sentita una che cantava ciò che scriveva. Oggi il cantautore non è più soltanto quello che canta con la chitarra o il piano. Anche Dua Lipa o Bjork o James Blake e The Weeknd sono cantautori» spiega lei facendo un ideale occhiolino.

Sì ma qual è il vortice cui si riferisce il titolo del disco?

«Un vortice emotivo. È una metafora della vita, dei suoi cicli, dei suoi alti e bassi».

Lei è in fase decisamente «alta».
«Non può farmi che piacere sentir parlare tanto di me, vuol dire che è un buon segno. E accetto le critiche. Anzi me le leggo tutte e cerco di imparare».

Invece sulla vita privata?

«Faccio più fatica».

Si è sposata da poco e per qualcuno è già in attesa.
«Lo escludo».

Si dice che abbia un volto cinematografico. Farebbe cinema?

«Ne sono molto affascinata. Ma mi vorrei preparare bene. E poi nel film ci deve essere musica, altrimenti...».

Nel frattempo pensiamo al Festival di Sanremo.

«Dipende».

Ci va?

«Mi presento solo se ho un brano all’altezza. Sanremo è una cosa seria e oggi è ancora più decisivo di prima, quindi bisogna procedere per gradi e con molta riflessione».

Insomma ha già fatto sentire un brano ad Amadeus?

«No».

Ma lo farà?

«Se lo trovo, sì. Io amo Sanremo».

Il Festival è a febbraio. Lei ad aprile ha un tour nei palasport (debutto 6 aprile a Firenze).

«Ma prima mi esibirò al Forum di Assago il 4 novembre. Sarà una anteprima del tour».

Già tutto esaurito.

«È il mio unico concerto del 2023».

Annalisa, lo sa che sui versi/slogan di «Mon Amour»: «Ho visto lei che bacia lui che bacia lei, che bacia me» hanno litigato persino i politici?

«Sono fiera che sia andata così. In fondo la più grande ambizione di chi canta canzoni e che queste canzoni diventino “dibattito” e aprano discussioni tra la gente o sui social».

Per molti «Mon Amour» è un invito all’amore libero.

«È una canzone che ha un connotato di leggerezza e si ispira all’elettropop anni ’80 come tutto il disco. Ma ha un messaggio profondo».

Quindi amore libero?

«Ma oggi l’amore libero non è come negli Settanta. È libero nel senso che ognuno è libero di fare come si sente di fare».


Non ho mandato brani ad Amadeus perché non ho ancora quello giusto.

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