Cronaca locale

Napoli, lavoro nero: bracciante stremato da caldo e fatica muore mentre raccoglie meloni

L’uomo di 55 anni lavorava senza tutele presso un’azienda agricola di Varcaturo, in provincia di Napoli. Il titolare è stato denunciato

Napoli, lavoro nero: bracciante stremato da caldo e fatica muore mentre raccoglie meloni

Massacrarsi di lavoro, arrivando a sacrificare la propria vita, pur di tentare di guadagnare quei pochi spiccioli utili al sostentamento della famiglia. Può accadere anche questo, nel 2019, in Italia. L’ultima drammatica morte sul posto di lavoro, se così lo si può chiamare, è avvenuta lo scorso mercoledì a Varcaturo, in provincia di Napoli.

La vittima si chiamava Pasquale Fusco, aveva 55 anni ed era sposato e con tre figli. Probabilmente a stroncarlo è stato un infarto. Le cause esatte della morte, però, verranno accertate dal medico legale dell' università Federico II incaricato di svolgere l'autopsia.

L’uomo doveva badare alla famiglia e, per questo, ha accettato di impegnare gran parte del suo tempo a raccogliere meloni in una serra resa inospitale dal sole cocente di agosto. Tanto sudore e grande fatica per circa 40 euro al giorno. Pochi soldi rispetto all’impegno e allo sforzo fisico che si dovevano mettere in quel lavoro per ore e ore.

Come se non bastasse, il tutto avveniva in modo sostanzialmente illegale. Il 55enne, infatti, non godeva di tutele perché l'impiego era in nero. Poi accade una sorta di miracolo. Quel posto irregolare viene messo incredibilmente a norma. Accade un’ora dopo la sua morte. Probabilmente il titolare dell’azienda agricola in provincia di Napoli voleva evitare guai. Ma non ci è riuscito. Se Pasquale non può godere del contratto perché volato in cielo dove, si spera, il dolore e la fatica di questa vita sono solo un triste e lontano ricordo, lui è stato denunciato per utilizzo di manodopera non in regola, omicidio colposo e violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro.

Del caso ora si stanno occupano i carabinieri della caserma di Varcaturo che, intervenuti sul posto insieme al nucleo dell'ispettorato del lavoro, hanno sanzionato l'imprenditore anche per irregolarità in materia di rispetto delle norme igienico sanitarie.

Non è solo il sudore della fronte ma anche il sangue a irrigare le terre del nostro Paese. Come sottolinea La Verità, quanto accaduto in provincia di Napoli è solo l’ultimo capitolo di una lunga scia di morte tra i campi nel corso di questa estate.

Dopo Ferragosto, un siriano di 64 anni si è accasciato esanime sul terreno dove lavorava a Cascina, nel Pisano. Poco meno di un mese fa, invece, un bracciante rumeno di 57 anni era deceduto a Serracapriola, nel Foggiano, mentre un suo connazionale era deceduto a giugno nei pressi di un casolare a Spinasanta, in provincia di Caltanissetta.

Qualche anno fa aveva colpito l’opinione pubblica la triste e drammatica sorta di Paola Clemente, morta di fatica a 49 anni mentre lavorava all' acinellatura dell'uva nelle campagne di Andria. In quel caso furono arresto di sei persone.

Gli appelli provenienti dal mondo della politica contro il caporalato si moltiplicano di anno in anno ma sostanzialmente poco è stato fatto per combattere questo disgustoso fenomeno.

L'afflusso massiccio di migranti ha, poi, complicato le cose. I salari sono stati spinti verso il basso e le condizioni di lavoro sono ulteriormente peggiorate. Del resto, trattare gli stranieri, soprattutto irregolari, alla stregua di nuovi schiavi è più facile e conveniente. Anche perché chi può effettuare controlli può andare incontro a difficoltà ad accertare la situazione. Nell’ottica criminale degli sfruttatori, se uno straniero non accetta quelle pesanti condizioni per lavorare, poco importa: ci sarà qualcun altro disponibile.

Come sottolinea ancora La Verità, dovrebbero far riflettere le parole pronunciate da Emma Bonino nella trasmissione Tagadà durante la campagna elettorale del 2018:“Gli immigrati svolgono i lavori che gli italiani non vogliono più fare, pensiamo agli agricoltori: se non ci fossero gli immigrati nessuno raccoglierebbe pomodori”.

Il concetto è stato più volte ripetuto dai fautori dell’immigrazione a tutti i costi, dai radical chic e anche dai giornalisti del Manifesto, che appena una settimana fa, si lamentavano del fatto che “i migranti sorreggono l'agricoltura ma il decreto flussi li blocca” e che Matteo Salvini, con la sua politica di stop-sbarchi, aveva limitato l’afflusso di personale nei campi.

Paradossalmente, il provvedimento doveva servire proprio a tenere lontani i disperati dalle grinfie degli sfruttatori. Il tema dell’immigrazione è tra i nodi del nascente governo giallorosso. Un tema dal quale non si può sfuggire. Pd e M5s sembrano avere posizioni lontane. I dem spingono per l’apertura dei porti mentre i pentastellati appaiono più cauti. Solo nei prossimi giorni si potrà vedere quale posizione emergerà.

Segui già la pagina di Napoli de ilGiornale.it?

Commenti