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Addio a Carlo Gilardi, l'anziano rinchiuso in una rsa contro la sua volontà per cui "Le Iene" hanno sempre lottato

Se n'è andato in mattinata l'ex professore Carlo Gilardi, il cui caso di ricovero coatto in una rsa aveva commosso l'Italia e dato vita ad una lunga battaglia portata avanti da "Le Iene"

Addio a Carlo Gilardi l'anziano rinchiuso in una rsa contro la sua volontà per cui "Le Iene" hanno sempre lottato

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Addio a Carlo Gilardi l'anziano rinchiuso in un rsa contro la sua volontà per cui "Le Iene" hanno sempre lottato

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"Ve lo dico senza giri di parole, poche ore fa è spirato nell'hospice dove era stato ricoverato da circa tre settimane, Carlo Gilardi, perché le sue condizioni di salute si erano molto aggravate. Quello che noi speriamo è che almeno, in questi ultimi tempi, gli sia arrivato tutto l'amore, l'affetto e il sostegno di tutti noi che abbiamo tifato per lui, sofferto per lui, lo abbiamo sostenuto in questa sua battaglia. E come abbiamo promesso a lui non ci fermeremo, non staremo zitti, non smetteremo mai di lottare per i diritti delle persone come Carlo, che purtroppo sono tante. Ciao Carlo è stato un onore aver sfiorato la tua anima buona e rara e aver potuto raccontare la tua incredibile storia. Ci mancherai tanto".

Con questo lungo e commovente messaggio la Iena Nina Palmieri ha annunciato la morte di Carlo, 92 anni, l'anziano ex professore scomparso in un hospice di Airuno (Lecco), il suo paese, dopo una lunga battaglia legale e mediatica portata avanti da Le Iene, con il sostegno di molti personaggi del mondo dello spettacolo e da comitati spontanei per la sua "liberazione" dal ricovero coatto che lo aveva costretto contro la sua volontà a vivere in una rsa.

La sua storia

Tutto comincia nel 2017 quando Carlo entra in possesso di una grande eredità di famiglia, circa un milione di euro, su cui iniziano le liti con le sorelle, perché la generosità dell'uomo, lo aveva portato in quattro anni a prestare e donare circa mezzo milione di euro a chiunque glieli chiedesse perché in difficoltà. Da qui la nomina di alcuni amministratore di sostegno che, di fatto, avevano privato l'uomo a poter disporre liberamente del proprio patrimonio. Delle continue "questue" e richieste fatte approfittandosi del suo buon cuore era coscente anche lui, tanto che nel 2020 scrisse una lettera che appese fuori dal cancello della sua casa.

È mio dovere morale avvertire che ormai, data l'età e che sono in cammino verso i 90, il mio stato psicofisico va sempre più degradandosi e pertanto non sono più una persona affidabile, ammesso e non concesso che lo fossi in passato. Chiedo perciò scusa per ogni mia eventuale mancanza e la vostra gentile comprensione oltre che il necessario perdono. Sono diventato un essere inutile e aspetto solo il felice giorno del mio trapasso”.

Solo pochi mesi dopo, il 23 ottobre del 2020, l'uomo venne ricoverato coattamente in una casa di riposo di Lecco, una sorta di protezione anche da chi, come l'ex badante, poi condannato, si era approfittato di lui. Questo ricovero, portato all'attenzione proprio da Nina Palmieri de Le Iene, aveva suscitato l'indignazione di migliaia di persone che si erano interessate al suo caso, come Andrea Boccelli che in occasione del suo ultimo compleanno era andato a trovarlo cantando di persona per lui Tanti Auguri.

Il caso alla Corte Europea

Il caso di Carlo era anche stato portato alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che aveva riconosciuto che il suo trasferimento in una residenza per anziani era stato un trattamento sanitario camuffato, e quindi illegale. Per questo aveva condannato l’Italia per violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per mancato rispetto della vita privata. "Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza".

Nonostante questo però l'anziano, che avrebbe compiuto 93 anni a dicembre, non era potuto rientrare nella sua casa perché troppo malato. Era quindi tornato ad Airuno dove gli era stata riconosciuta la cittadinanza onoraria, di quella sua ‘Terra mia cara’, come l'aveva chiamata nell'ultimo suo libro, scritto durante la permanenza coatta nell' rsa. “Vorrei il buon Dio non mi concederà la grazia di chiamarmi a sé. Vorrei succeda presto, ma mi affido a lui”.

Sono passati quattro anni da quella richiesta ed ora il suo grande desiderio è stato esaudito, purtroppo non nel luogo e nel letto dove il professore avrebbe voluto morire.

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