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"Aggrediti ogni tre ore". E la polizia chiede il taser

L'aggressione dei poliziotti a Modena ha sollevato nuovamente la necessità di nuovi interventi per la sicurezza: il sindacato plaude alle iniziative di Piantedosi

"Aggrediti ogni tre ore". E la polizia chiede il taser

"Faccio quello che voglio", è racchiusa in queste poche parole l'essenza delle radicate convinzioni di chi, arrivato in Italia, sa di avere quella libertà che non esiste nel loro Paese di provenienza. Libertà anche di delinquere, come è accaduto, per l'ennesima a volta a Modena, dove un extracomunitario è stato denunciato, ma in stato di libertà, per aver aggredito due poliziotti. Comprensibile la rabbia di chi, ogni giorno, rischia la vita per mantenere l'ordine pubblico davanti a certe decisioni. Quell'uomo, evidentemente violento, potrà continuare a disturbare la quiete pubblica, mettendo a rischio altre persone, sapendo di poter fare quello che vuole.

"Le aggressioni sono quasi quotidiane, ma solo alcune di queste fanno notizia. Su tutto il territorio nazionale avviene di media un’aggressione ogni 3 ore a un operatore delle forze dell'ordine. Per questo le nuove misure di sicurezza che il ministro Piantedosi intende introdurre vanno nella giusta direzione", ha detto Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato di polizia Sap, raggiunto da ilGiornale.it. Lo stesso segretario Paoloni ha messo in evidenza che nelle stazioni italiane esiste un problema di sicurezza più o meno marcato. Non sono solo le grandi stazioni come quelle di Roma e Milano a essere interessate dal fenomeno della violenza, come dimostra l'aggressione avvenuta a Modena. Le stazioni sono diventate quasi una zona franca per gli sbandati e gli irregolari sul territorio nazionale, che qui sanno di poter avere quasi campo libero per le loro azioni criminali e violente.

"Per questi soggetti le stazioni, sono luoghi adatti per agire e da cui trarre qualche 'vantaggio', si parla di furti, a volte rapine, e purtroppo anche di aggressioni, come quella avvenuta poche settimane fa nei confronti di una turista israeliana nella stazione Termini di Roma", ha sottolineato Stefano Paoloni, mettendo in evidenza la necessità di un intervento strutturato per porre fine al fenomeno, come intende fare il ministro Piantedosi aumentando gli uomini in presidio. Dal sindacato chiedono che vengano fatte nuove assunzioni, visto che, come ci dice il segretario generale del Sap, "ad oggi mancano oltre 10mila uomini al nostro organico". Il nuovo ministro dell'Interno nei prossimi mesi è chiamato a risolvere problemi che si sono accumulati nel tempo, frutto dei tanti sbagli delle amministrazioni precedenti: "Giusto per dare un’idea delle scellerate scelte del passato per cui oggi si paga ancora un caro prezzo, si pensi che qualche anno fa durante il periodo della spending review, nelle stazioni dei treni, vi era l'intenzione di chiudere molti uffici della Polfer".

Le proteste dei sindacati impedirono questo ulteriore "regalo" alla malvivenza ma oggi gli avamposti di polizia nelle stazioni non sono presidiati come meriterebbero, soprattutto alla luce dell'elevato grado di delinquenza, sia a bordo dei treni che nelle stesse stazioni. Le cronache sono piene di notizie che riguardano aggressioni subite dalle forze dell'ordine e, in particolare, dalla Polfer. Questo apre una serie di interrogativi e di evidenze sulla necessità di agire in tutela delle divise. Come dimostra il caso di Modena, l'aggressione a pubblico ufficiale viene sanzionata con una denuncia a piede libero. Inoltre, come spiega Stefano Paoloni, "vanno previste idonee dotazione per svolgere in modo efficiente e tutelato il servizio, ad esempio il taser è disponibile solo in alcuni dei nostri presidi nelle stazioni".

Con buona pace della sinistra, questo strumento "sta dando brillanti risultati, perché è ormai verificato che in otto casi su dieci, quando viene esibito il teaser, le persone desistono dai loro intenti violenti, pertanto non è necessario l'uso della forza".

Il taser è anche uno strumento di dissuasione, quindi, come spiegato da Stefano Paoloni, che dà agli agenti la possibilità "fronteggiare realtà difficili, soprattutto quando chi si ha davanti è mosso intenti violenti come nel caso di Modena".

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