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Federproprietà, la riforma del condominio 10 anni dopo: ecco cos'è cambiato

Il presidente Bardanzellu: “Riforma necessaria in un contesto fondamentale come quello della casa che interessa la stragrande maggioranza degli italiani”. Il videpresidente del Senato Gasparri: "La transizione green va fatta senza demagogie, l'Italia ha un patrimonio immobiliare complesso e molto diverso da altre nazioni europee"

Federproprietà, la riforma del condominio 10 anni dopo: ecco cos'è cambiato

A dieci anni dall'entrata in vigore della Riforma del Condominio, Federproprietà, Federazione Nazionale della Proprietà Edilizia e Arpe, Associazione romana proprietà edilizia, hanno presentato il nuovo codice di proprietà, nel corso dell'evento "La riforma del condominio 10 anni dopo" che si è svolto alla Luiss di Roma.

“Due sono stati i motivi che hanno spinto Federproprietà e Arpe ad organizzare questo convegno – ha sottolineato Giovanni Bradanzellu, presidente Federproprietà – da un lato quello di tracciare, a dieci anni dalla sua entrata in vigore (18 giugno 2013), un bilancio della legge 220/2012 che ha riformato le norme del codice civile in materia di condominio negli edifici; dall’altro, quello di presentare il nostro nuovo Codice della Proprietà, mantenendo una tradizione iniziata nel lontano 1989 e proseguita poi negli anni, tradizione che attiene al fine istituzionale che Federproprietà e Arpe hanno di tutela della categoria dei proprietari di casa, che si manifesta e sviluppa anche con il tenerli informati ed aggiornati costantemente delle novità legislative ed interpretative che riguardano appunto la proprietà della casa in generale”.

A proposito del “valore” che gli Italiani attribuiscono alla “casa” Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis ha sintetizzato nel suo intervento i risultati del 1° Rapporto Censis – Federproprietà “Gli Italiani e la Casa” dal quale si evince che non solo la casa ha un valore centrale sociale ed economico (investimento) per gli italiani con il nostro Paese che è tra i più avanzati, quello con uno dei tassi più alti (70,8 %) di proprietà, ma anche quello in cui gli italiani dopo la pandemia passano molto più tempo in casa perché hanno trasformato le proprie abitazioni in luoghi multifunzionali (dad, smart working, multimedialità) più accoglienti e green. Tuttavia più del 50% dei proprietari ritiene che attualmente la propria abitazione abbia subito una perdita di valore economico sul mercato.

”Seppure non esaustiva – ha sottolineato nel suo intervento il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri - la Riforma ha il merito di aver colmato un vuoto normativo”, aggiungendo, a proposito degli adeguamenti green che l’Europa impone al nostro patrimonio immobiliare, “la transizione green va fatta senza demagogie, l’Italia ha un patrimonio immobiliare complesso e molto diverso da altre Nazioni europee, fatto di centri storici e borghi, per cui ben vengano gli adeguamenti green rispetto alle case e agli immobili ma devono essere anche e soprattutto sostenibili a livello economico e tecnicamente realizzabili in tempi e modalità diversi da quelli che ci vorrebbe imporre l’Europa”.

Tornado alla Riforma del Condominio gli interventi tecnici dell’onorevole Franco Mugnai - relatore della Legge di riforma n.220/2012, del presidente di Sezione della Corte d’Appello di Roma Alberto Celeste e del Consigliere Corte di Cassazione Gian Andrea Chiesi hanno evidenziato che la Riforma si è resa necessaria in funzione del cambiamento dei modelli di insediamento abitativo che si sono sviluppati ed alle nuove tecnologie di cui gli edifici si stanno dotando, per i quali il quadro normativo del codice del 1942 era ormai vetusto ed insufficiente; per il crescere di un contenzioso sempre più diffuso e complesso cui la giurisprudenza ha cercato di rimediare in questi anni all’insufficienza delle norme interpretandole in sintonia alle nuove esigenze

“Non si tratta di una Riforma perfetta – ha precisato ancora Bardanzellu - perché ha risolto alcuni problemi ma ne ha lasciati altri ancora aperti. D’altra parte quella condominiale oltre ad essere di interesse per la maggior parte dei proprietari di casa è la materia che ha generato il maggior numero di cause nei Tribunali per cui non può pensarsi che muoversi in questo ambito significasse risolvere in tempi brevi tutti i problemi”.

Secondo Federproprietà alla Riforma vanno riconosciuti comunque alcuni meriti come l’introduzione in materia condominiale della mediazione preventiva obbligatoria con l’intento di ridurre il contenzioso nei Tribunali; le modifiche alla figura dell’amministratore a cui è stata conferita una professionalità del tutto nuova che prima non aveva; l’aver abbandonato la strada che nelle precedenti legislature era stata imboccata di operare una radicale trasformazione dell’istituto condominiale mantenendone la tradizionale natura di ente di gestione; intervenire stabilendo criteri certi e di modularle sulla base appunto di alcuni consolidati principi che la Suprema Corte aveva introdotto nel suo sforzo costante di adattare le disposizioni allora esistenti alle grandi novità edilizie ed urbanistiche; l’obbligo dell’amministratore di aprire un conto corrente intestato al condominio di cui i singoli condomini possono prendere visione per il tramite dell’amministratore ed estrarre copia, con la grave sanzione, in difetto, della sua revoca dalla carica; l’aver dato una dignità legislativa al supercondominio, che era una figura creata dalla giurisprudenza per disciplinare nuove situazioni sorte in seguito dei nuovi insediamenti abitativi, per le quali le disposizioni del codice del 1942 erano evidentemente inapplicabili.

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