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"Infrangere le regole". La galassia rossa si schiera col prete delle occupazioni

Dalla sua parrocchia, don Giusto da Como invita i cittadini che desiderano una casa a occupare gli alloggi sfitti comunale e al suo appello si unisce l'associazionismo miitante

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C'è un prete, a Como, che ha deciso di unirsi agli squatters, agevolando l'occupazione delle case libere. Ha un elenco, come dice lui, a disposizione di chiunque voglia un tetto. Una lotta contro il capitalismo che parte dal giornale della parrocchia, quella di don Giusto della Valle, parroco di Rebbio e Camerlata, due quartieri collinari della città lariana. "Darò loro una mano ad entrare, presenterò loro i vicini di casa, li inviterò a rispettare le regole del condominio e, se dovessero esserci sospensioni di energia elettrica, chiamerò in aiuto l'elemosiniere del Papa Francesco", scrive il prete.

Don Giusto è serio nella sua sua proposta: "Se qualche famiglia avente diritto alla casa si trovasse messa in strada, propongo di passare in casa parrocchiale a Rebbio perché le si dia la lista degli appartamenti comunali vuoti dei nostri quartieri (Via Spartaco o Via Turati in primis) affinché ciò che ingiustamente non viene dato venga occupato". Una provocazione? Non proprio, dice chi conosce questo parroco, che ha portato nella sua parrocchia centinaia di migranti che, spesso, si distinguono per comportamenti distanti dall'alveo della civiltà. Il prete chiede che gli alloggi popolari vengano dati in gestione alla sua chiesa e alle associazioni che vi gravitano attorno, per decidere loro (con il Comune) a chi affidarle dopo averle sistemate. Ed è inevitabile che a questa "lotta" si siano unite le associazioni della solita schiera politica, a partire dall'Arci.

"Per noi se le leggi sono contro le persone devono cambiare, non sono le persone a dovere soccombere in un tripudio di legalità formale, violenza e ingiustizia", scrive l'associazione. L'Arci si vanta, nel suo intervento, che "la legalità Repubblicana, nata dalla Resistenza, non solo la rispettiamo, ma abbiamo contribuito a costruirla". Un manifesto di chi non è altro che un lontano parente di chi la Resistenza l'ha fatta e non ne conosce davvero nemmeno il significato, se spende una tale parola in questo contesto. Tanto che chi fa notare che quanto detto dal parroco comasco è configurabile in un'azione illegale, diventa un "nemico" da attaccare: "Quando la cattiva politica e la stampa a essa servile attaccano persone come don Giusto di cristallina rettitudine, mentre criminalizzano ogni azione per i diritti, l’Arci sta con piena convinzione dalla parte degli oppressi e di chi lotta per loro".

Alla fine, non si tratta d'altro che dell'ennesimo atto politico, che parte da un parroco e si estende all'associazionismo militante, come dimostra l'appoggio offerto a don Giusto della Valle anche da Como Senza Frontiere, non per nulla vicina al parroco. "Bisogna anche avere la forza, la volontà e l’ottimismo di infrangere le regole, per raggiungerne di nuove e più adeguate", dice l'associazione, che appoggia in maniera incondizionata la proposta di occupare gli appartamenti. Il modello di società che cercano queste persone è quello che combatte il capitalismo e si rifà a vecchi eco rossi tanto diffusi nell'Europa orientale decenni fa: il proletariato e l'espropriazione. D'altronde, chi se ne frega della democrazia, delle regole civili e tutto quanto scandisce una società civile.

Il messaggio che passa è molto pericoloso: se non piacciono le leggi che ci sono, se non si trovano giuste, è un diritto infrangerle.l

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