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Ora l'Ong tedesca chiama Berlino: "Ci tuteli contro l'Italia"

Sea Eye contro il governo e il Dl Ong: ma il diritto del mare è richiamato nella norma che stringe sui salvataggi in mare

Ora l'Ong tedesca chiama Berlino: "Ci tuteli contro l'Italia"

L'Ong tedesca Sea Eye, attiva nei salvataggi in mare nel Mediterraneo, sfida il governo Meloni. "Sea-Eye non seguirà alcun codice di condotta illegale o qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale o le leggi del nostro Stato di bandiera, nel nostro caso la Germania", afferma Annika Fischer, membro del consiglio di amministrazione della Sea Eye, in merito al decreto del governo italiano sulle attività di salvataggio in mare delle Ong.

Ieri il governo Meloni ha approvato il suo decreto legge per la gestione dei flussi migratori nelle acque nazionali, in cui ha stabilito che le navi Ong possono approdare in Italia solo se "il porto di sbarco assegnato è raggiunto senza ritardo per il completamento dell'intervento di soccorso" e dopo aver svolto, al massimo, un solo salvataggio per volta.

Fumo negli occhi per Fischer e Sea Eye. "Rifiutiamo questo cosiddetto codice sulle Ong e temiamo che ciò possa portare a conflitti con le autorità italiane. Ci aspettiamo che il governo tedesco ci protegga", ha aggiunto l'attivista, tra le organizzatrici dei lavori professionali di soccorso ai migranti di Sea Eye. Quest'ultima organizzazione ha di fatto regole di diritto organizzativo tedesche dopo esser stata all'inizio battente bandiera olandese ma opera in maniera preossuché esclusiva nel Mediterraneo, ove dal 2015 in avanti è schierata tra le coste italiane e quelle libiche.

L'Ong sul suo sito ricorda come nel 2018 l'Italia fu con l'allora Ministro dell'Interno Matteo Salvini al centro della polemica con Sea Eye e, a suo dire, fautrice di una strategia di contenimento dell'immigrazione clandestina che sarebbe costata "milioni di morti" (sic) per naufragio. Nel 2019 la bandiera della Sea Eye è passata dall'essere quella olandese a quella tedesca. Ed è proprio la Germania a cui oggi Sea Eye si appella contestando la regola sul salvataggio esclusivo da eseguire prima dell'arrivo al porto sicuro e il fatto che in caso di violazione si applicherà una sanzione amministrativa al comandante della nave dal valore compreso tra 10mila e 50mila euro. Una seconda violazione imporrebbe il sequestro della nave. Sea Eye si appella al diritto tedesco e al diritto del mare, ma a norma il decreto del governo Meloni, piaccia o meno, si richiama alla Convenzione di Montego Bay del 1982 sul diritto marittimo

"Le disposizioni mirano a contemperare l'esigenza di assicurare l'incolumità delle persone recuperate in mare, nel rispetto delle norme di diritto internazionale e nazionale in materia, con quella di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica, in conformita' alle previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare", ha fatto notare l'Agi. Di questa convenzione, la Germania è firmataria a pieno titolo come l'Italia.

Dunque fino a pronuncia della Corte Costituzionale contro eventuali vizi di forma della norma l'appello della Sea Eye è destinato a non poter produrre effetti, salvo l'ennesima fase di tensione politica con Roma.

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