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"Io non lo accetto". La lezione della Venezi ai censori di sinistra

Il direttore, invitato per dare il via alle celebrazioni per il centenario di Puccini, ha eseguito l'Inno a Roma. I sindaci di sinistra e il presidente della Provincia diseratano la serata

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In Italia siamo arrivati al punto di voler censurare Giacomo Puccini, uno dei compositori del Novecento che il mondo ci invidia. Il motivo? Il suo "Inno a Roma", composto nel 1919, venne scelto come simbolo dal regime fascista. Quindi, ecco che la cancel culture ne pretende l'eliminazione, come dimostra quanto accaduto a Lucca durante il concerto inaugurale per le celebrazioni pucciniane in vista del centenario dalla morte del Maestro, avvenuta nel 1924. Per l'occasione, sul palco è salita Beatrice Venezi, direttore d'orchestra di fama mondiale, invitata al Lucca Summer Festival per celebrare il maestro Puccini. Tra i brani da lei scelti, anche l'Inno a Roma, suonato in tutto il mondo a ogni evento che ricordi il compositore nato a Lucca. "Non posso accettare censure e credo che neanche Puccini le avrebbe accettate", ha dichiarato dal palco il direttore.

Nel parterre delle autorità spiccavano le assenze di tre nomi importanti della politica locale: il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, quello di Pescaglia, Andrea Bonfanti, e il presidente della Provincia, Luca Menesini. Ufficialmente, i tre hanno giustificato la loro assenza con impegni improrogabili ma a molti è sembrata più che altro una scusa per non presentarsi, visto che in sede di Comitato hanno chiesto al presidente Alberto Veronesi di fare pressioni sul direttore Venezi per eliminare l'esecuzione dell'Inno a Roma. Richiesta non accolta e protesta inscenata. "Spero che l'esecuzione di questo brano sia un invito per il Paese a riconciliarsi con la propria memoria storica e che l'arte e la cultura tornino al centro al di là delle posizioni politiche", ha detto ancora dal palco il direttore. Dopo le proteste per l'invito ricevuto da Beatrice Venezi a Nizza, dove è stata bollata come "neofascista", ecco che il direttore è al centro della polemica anche in Italia da parte di quel movimento ideologico che vorrebbe cancellare il passato e tutto ciò che lo ricorda, compresi l'arte e la cultura.

"L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo. Stiamo facendo una guerra all’intenzione di Puccini. Allora i tedeschi cosa dovrebbero fare con la musica di Wagner? Mi sembra che loro abbiano fatto pace con la loro memoria storica", ha replicato Venezi a La Nazione, rivendicando la scelta di eseguire l'Inno a Roma. Alle polemiche sollevate in Francia per la sua presenza a Nizza per il Capodanno, per altro confermata, Venezi risponde ferma: "Ho mai fatto dichiarazioni neofasciste? E partiamo dal presupposto che vorrei capire che cosa significa essere neofascista. Questo governo è neofascista? Ma di cosa stiamo parlando, questa è una follia. Chi è di destra deve essere fascista in automatico? Il fascismo è morto e sepolto". Non lo è per quanti, a sinistra, continuano a rievocarlo per dare un senso alla propria esistenza.

Sull'Inno a Roma, Venezi spiega che "è un brano che non ha nulla a che fare con questi ideologismi e mi sembra ridicolo che qualcuno lo usi come motivazione per fare polemica. Probabilmente ce ne sono altre. Forse qualcuno è preoccupato del successo di Puccini".

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