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"Oltre 50 moschee abusive". Roma invasa dagli islamici illegali

L'Antiterrorismo italiano è in costante allerta per il rischio terrorismo: il Viminale ha mappato i luoghi di culto islamici di Roma facendo emergere quelli abusivi

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Il terrorismo islamico non ha mai smesso di essere una minaccia per l'Europa ma, dallo scorso ottobre, le preoccupazioni per nuovi attentati sono cresciute esponenzialmente. L'attacco di Hamas a Israele e il conseguente sostegno occidentale allo Stato ebraico ha risvegliato le cellule dormienti e i lupi solitari, pronti a colpire il cuore dell'Europa. In tale contesto, il Viminale ha incrementato l'attività di sorveglianza nei punti sensibili del Paese ma anche avviato una mappatura dei luoghi di culto. Nella Capitale il censimento ha portato alla luce "quei luoghi di culto nascosti tra seminterrati e garage dove si annida la radicalizzazione e in cui, mimetizzati tra i fedeli, si nascondono quei lupi solitari diventati troppe volte martiri della guerra santa".

Così si legge in un'inchiesta pubblicata da Il Tempo, che sottolinea che oltre a essere luoghi in cui i musulmani si raccolgono in preghiera, sono anche luoghi di radicalizzazione "costantemente monitorati dalla nostra intelligence". Il rapporto dell'intelligence ha portato all'evidenza oltre 50 luoghi di culto abusivi a Roma, in aumento rispetto a quelle censite 10 anni fa dall'Antiterrorismo, quando il conto si fermò a 30. Ma l'Antiterrorismo, come reso noto dal quotidiano romano, "in un dossier aveva rivelato come fossero almeno un centinaio le realtà di preghiera illegali da portare alla luce". All'appello, quindi, ne mancherebbero circa la metà.

"L'intensificazione dei controlli e le indagini sempre più stringenti, grazie alle relazioni investigative degli 007, hanno portato ora a raddoppiare il numero dei centri culturali censiti, puntando i riflettori sulla galassia, rimasta per anni nell'ombra, di imam integralisti e predicatori di odio, disposti a tutto pur di portare avanti quella missione contro l'Occidente infedele", si legge su Il Tempo. L'obiettivo di questi soggetti è, com'è noto, quello di "inculcare nelle menti dei più giovani e delle seconde generazioni la dottrina fondamentalista del martirio al grido di Allah akbar".

In questo momento storico l'allerta dell'Antiterrorismo è massima e gli approfondimento sono a tutto campo, sia sul territorio che sul web. Infatti gli agenti sono impegnati costantemente nell'analisi profonda del dark web ma anche con "le intercettazioni e perfino il controllo dei testi nelle moschee abusive". Il quotidiano romano riferisce che le 53 moschee emerse dai controlli del Viminale "in molti casi sono ritenuti illegali, nonostante vengano tollerati. Sono inoltre suddivisi in tre gradi sulla scala del rischio di radicalizzazione terroristica: nessun rischio, mediamente a rischio e rischio maggiore". A Roma, circa il 50% dei centri islamici attualmente mappati "vengono costantemente tenuti sotto osservazione, perché considerati a medio e alto rischio. Dal minareto della Grande Moschea, un modello di integrazione, si passa infatti al seminterrato della Al-Huda di Centocelle, la seconda moschea romana ritenuta dall'intelligence a rischio infiltrazioni degli integralisti islamici".

Gli apparati di sicurezza sono comunque costantemente all'erta per individuare possibili pericoli nella propaganda jihadista con un controllo totale del territorio. "Oltre al monitoraggio dei soggetti più attenzionati e alle microspie nelle sale islamiche, la Questura attua anche una revisione dei testi religiosi, quelli che vengono letti dagli imam durante la preghiera del venerdì.

Ma solo dopo la traduzione e l'approvazione di un funzionario di polizia", si legge su Il Tempo.

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