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Il padre di Ilaria Salis fu denunciato per un blocco

Nel 2009 protestava insieme ai Cobas. Poi si candidò alle Regionali con Giannino

Il padre di Ilaria Salis fu denunciato per un blocco

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Cinquantotto anni, di origini sarde ma residente a Monza, attualmente ingegnere libero professionista, marito e padre di famiglia, Roberto Salis all’apparenza non è avvezzo a telecamere e microfoni. È salito alla ribalta - come probabilmente avrebbe fatto ogni padre nella sua condizione - per amore della figlia Ilaria quindi suo malgrado. Vuole che venga riportata in Italia dopo che la 39enne, maestra elementare a Milano, è rinchiusa in carcere a Budapest da un anno dopo essere stata arrestata in qualità di «antifascista» a una contromanifestazione. «Non c’è più molto da dire. Cosa posso volere? Semplicemente che Ilaria sia liberata il prima possibile e che venga portata ai domiciliari esordisce al telefono -. Ci sono alcuni segnali che possa accadere: ci siamo incontrati con l’ambasciatore italiano in Ungheria, ma i tempi non li conosco, le azioni del Governo non dipendono da me. Sembra di capire che siano un più ben disposti verso di noi e che ci sia qualche segnale di speranza. Certo i dettagli non li racconto certo ai giornalisti».

Come dargli torto? Le questioni sulla sua famiglia sono affar suo e la questione è delicata. L’ingegner Salis ci rimanda al web. «Su di me c’è tutto su internet, basta che vada a vedere» incalza. In realtà proprio tutto su internet non c’è. E visto che chiediamo lumi, l’ingegner Salis quel “tutto“ ce lo spiega lui. «Sono stato candidato alle elezioni regionali del 2013 con “Fare per fermare il declino“ il partito che fu di Oscar Giannino, poi è finita com’è finita...».

Una posizione liberale, ben diversa da quella della figlia Ilaria che ha mostrato un’indole quanto meno barricadera, accusata com’è di aver aggredito fisicamente, assieme ad altri manifestanti, due estremisti di destra. Un piglio che comunque in qualche modo ha ereditato da questo padre che non si fa certo mettere i piedi in testa. E che nel 2009, nel Milanese, in ambito logistico, non ha esitato a esporsi in un blocco sindacale con lo Slai Cobas arrivando fino a farsi denunciare.

«I miei figli, e non le dirò quanti sono e che cosa facciano, sono stati cresciuti in modo che riuscissero a pensare con la loro testa.

Insomma, l’ho già detto: con mia figlia abbiamo discusso tante volte anche calorosamente, ma il nostro legame è ben più importante della politica».

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