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Pedofilia, il mea culpa della Cei. "Sono 89 le vittime in due anni"

Il report accusa preti e catechisti. Negli archivi altri 600 fascicoli. Primo passo per la trasparenza voluta dal Papa

Pedofilia, il mea culpa della Cei. "Sono 89 le vittime in due anni"

Un primo passo verso la verità e la giustizia, nel segno di quella trasparenza spesso invocata da Papa Francesco. La Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato ieri il primo report nazionale sugli abusi sessuali nella Chiesa con i dati relativi agli ultimi due anni, dal 2020 al 2022. L'inizio di un cammino permanente per combattere questa piaga che ha coinvolto nel mondo migliaia di vittime.

Ai centri di ascolto delle diocesi italiane, secondo il report rilasciato alla vigilia della giornata italiana di preghiera per le vittime di abusi, sono arrivate 89 segnalazioni, soprattutto da parte di donne, riguardanti nella maggior parte dei casi bambini e adolescenti tra i dieci e i diciotto anni, ma anche adulti vulnerabili. «Segnalazioni fatte via telefono o magari online, anche solo per ricevere informazioni» ha spiegato monsignor Giuseppe Baturi, Segretario Generale della Cei.

I dati dei vescovi italiani però sono chiari: tra queste 89 segnalazioni ci sono denunce che riguardano 68 presunti pedofili, per lo più preti e religiosi, ma anche laici: catechisti, sagrestani, insegnanti di religione, animatori e responsabili di associazioni. Nelle segnalazioni alle diocesi vengono denunciati linguaggi inappropriati da parte degli abusatori, seguiti da molestie o addirittura rapporti sessuali, esibizione di pornografia o adescamenti online.

Un terzo dei casi segnalati si sarebbe consumato in parrocchia o nelle sedi di associazioni italiane. E se da un lato c'è la vicinanza alle vittime e l'accompagnamento da parte della Chiesa, attenzione viene rivolta anche ai «predatori»: per i presunti pedofili le diocesi hanno proposto percorsi di riparazione e conversione, compresi l'inserimento in comunità di accoglienza e attività di accompagnamento psicoterapeutico. Ma non è tutto: la Conferenza Episcopale Italiana, lo scorso ottobre ha firmato un accordo con la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori per creare una rete globale di centri per accoglienza, ascolto e guarigione delle vittime.

Ci sarà anche un secondo rapporto in collaborazione con il Dicastero per la Dottrina della Fede che riguarderà gli ultimi vent'anni, dal 2000 ad oggi. Secondo i dati rivelati dal Segretario Generale della Cei, sono oltre seicento i fascicoli riguardanti denunce di atti di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti in Italia contenuti negli archivi della Santa Sede. «Bisognerà trattare questi dati con un'analisi qualitativa e quantitativa - ha spiegato monsignor Baturi - per accedere a questi archivi sarà firmato un Protocollo tra la Chiesa Italiana e il Vaticano. È la prima volta che un simile passo viene compiuto ed è di una importanza fondamentale perché ci consentirà di conoscere i contesti e le circostanze in cui sono maturati questi eventuali abusi. Attraverso l'accesso a questi fascicoli depositati presso il dicastero vaticano, ha continuato Baturi, sarà possibile studiare e valutare tutti i casi riportati, con l'ausilio anche dei centri indipendenti».

«I numeri riportati dai vescovi italiani nel report che riguarda gli ultimi due anni sono significativi - afferma Francesco Zanardi, responsabile di Rete l'Abuso -«Se in due anni le diocesi hanno ricevuto 89 denunce vuol dire che il problema c'è ed è grosso.

Il 34% dei presunti colpevoli sono laici».

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