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Piazza occupata, blitz anti-sionisti. Un ferito e dieci fermati a Milano

Sinistra spodestata dagli antagonisti: al corteo tafferugli, un ragazzo colpito, denunce per odio razziale. Gli agenti evitano il peggio La Brigata ebraica: «Dall’odio alla violenza»

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Milano - Un delirio ideologico e di violenza, verbale e non solo. La giornata era iniziata male a Roma, con tensioni e insulti antisemiti contro la Comunità ebraica. A Milano è finita anche peggio, dove alla fine i feriti sono stati due (uno lieve) e dieci i fermati, denunciati per odio razziale (foto).

Gli incidenti non sono stati più gravi e numerosi solo grazie ai «City Angels», che lungo il percorso hanno protetto la Brigata ebraica, e grazie allo spiegamento di forze dell’ordine, che durante tutto il pomeriggio hanno contenuto gli assalti degli attivisti anti-Israele in particolare in piazza Duomo, dove gli estremisti avevano deciso di appostarsi prima dell’arrivo del corteo ufficiale, quello con i gonfaloni dei Comuni e dell’Anpi e gli spezzoni di partiti e sindacati.
La sinistra ufficiale nei giorni e nei mesi scorsi non ha saputo dire «no» alle frange più estremiste, quelle dei centri sociali, dei Carc, dei gruppi antagonisti, dei collettivi di «studenti». Non ha saputo condannare l’escalation di violenza nelle piazze e nelle università, e alla fine ne è stata anch’essa vittima.
Fischi al sindaco di Milano, fischi ai sindacalisti, cori contro la segretaria del Pd Elly Schlein. A Palestro, perfino un ragazzo con la bandiera dell’Europa è stato aggredito verbalmente da un militante che distribuiva un giornale comunista. Incredulo lui, e increduli gli altri manifestanti. «Abbiamo un problema, non abbiamo capito nulla» ha commentato un tranquillo manifestante di mezza età assistendo alla scena.
Contestati e insultati anche i gruppi ebraici di sinistra, che partecipavano cantando a squarciagola «Bella ciao». Poco distante il presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach. Seguendo la logica della durezza, e della purezza, sono stati contestati praticamente tutti, mentre alla gran parte del corteo ovviamente composto per la grandissima parte da persone civili - non restava che assistere a questo caos di insulti e grida con un misto di noncuranza e insofferenza. «Con chi ce l’hanno?
Chi lo sa? Ormai è come allo stadio» commentava una signora, a braccetto del marito, mentre un militante palestinese spiegava: «Viene contestato chiunque protegga la bandiera israeliana».
E per fortuna erano molti a proteggere la bandiera con la Stella di David, vessillo della Brigata ebraica, lo spezzone che ricorda i soldati sionisti che parteciparono alla Liberazione. E molti hanno sfilato dietro i suoi striscioni, quello «storico» bianco e blu e quello realizzato ieri con la scritta «Ora e sempre la democrazia si difende»: Carlo Calenda (col fazzoletto della Fiap, i partigiani azionisti), Benedetto Della Vedova di «Più Europa» e altri esponenti del «centro» e di Forza Italia, come Giulio Gallera. Due cordoni di polizia e uno dei City Angels hanno evitato il peggio in corso Venezia.
Nel frattempo la polizia ha avuto il suo daffare in piazza, dove gruppi di giovani filo palestinesi, o filo -Ha mas, appostati lì due ore prima, hanno tentato di sfondare la barriera di transenne predisposta a protezione del palco. I contingenti delle forze dell’ordine hanno contenuto gli assalti, ma nel momento in cui il corteo ufficiale è arrivato in piazza un settore della «Sinistra per Israele» è stato attaccato direttamente e un ragazzo che si era unito alla Brigata ebraica è rimasto ferito a un braccio, probabilmente con l’asta di una bandiera, usata come una lancia, come si vede dalle immagini. A provocare lo scontro un drappello di nordafricani, ovviamente «pro -Palestina».


«Quello che è successo è frutto di mesi di parole malate che portano a comportamenti malati - ha commentato in serata Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica - Non è un caso che persone sagge come Roberto Cenati o Daniele Nahum si siano dimessi uno dall'Anpi e l'altro dal Pd contro l'utilizzo della parola genocidio.

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