Cronaca nera

"Una bravata". La vergogna di chi difende gli stupratori di Palermo

Il reportage realizzato da ilGiornale.it fra i quartieri dove sono nati e cresciuti gli stupratori di Palermo

"Una bravata". La vergogna di chi difende gli stupratori di Palermo Esclusiva

Lo stupro di una giovanissima ragazza palermitana - di soli 19 anni - da parte di sette ragazzi ha scosso l'intera città di Palermo, o quasi. Una ferita profonda, che difficilmente guarirà. La medaglia ha però due facce. Se in questi giorni la maggior parte dei palermitani ha mostrato vicinanza, affetto e solidarietà verso la povera vittima, una parte di Palermo, quella più malfamata e omertosa fa finta di nulla, o peggio, giustifica e minimizza l'accaduto. Facendo dei brevi giri in alcuni quartieri della città e scambiando due chiacchiere con i propri abitanti, si evince facilmente come l'accaduto - ma anche la tematica della violenze sulle donne in generale - non interessi più di tanto e non smuova le coscienze. Nel quartiere di Ballarò, a pochissimi metri dal suggestivo mercato, ci fermiamo a parlare con un gruppetto di ragazzi, tre in totale. Tutti in sella a un unico motorino, un Liberty 50cc, nessuno con il casco. Sostengono di conoscere alcuni dei sette ragazzi accusati di aver stuprato la 19enne al Foro Italico di Palermo. Nessuno dei tre ha però una parola di conforto verso la giovanissima vittima. Ecco le loro uniche parole: "Le dinamiche sono ancora da chiarire, a quanto abbiamo capito doveva essere una cosa consensuale, ma in effetti, ragionandoci un po', quale ragazza, tra l'altro fidanzata, accetterebbe di avere un rapporto sessuale con sette maschi in mezzo alla strada".

Nel quartiere dove abitavano i presunti stupratori nessuno vuole parlare

Spostandosi di molti chilometri verso le parti di via Montalbo, zona in cui abiterebbero la maggior parte delle famiglie dei presunti stupratori, l'atmosfera è completamente diversa. Quando proviamo a chiedere a qualcuno un commento sull'accaduto, cala un silenzio straziante, più fragoroso di mille parole. Nessuno vuole parlare, nella zona vige l'omertà totale sull'accaduto. L'argomento principale è l'ultima partita del Palermo. C'è addirittura chi nemmeno risponde alle nostre domande e si allontana a passo svelto. Qualcuno, non ci risparmia nemmeno delle occhiatacce e ci invita ad andare da un'altra parte. Alla fine, con enorme fatica, qualcuno si fa forza e decide di prendere la parola e di dire la propria opinione. "Ho letto qualcosa online - dice una signora mentre fa ritorno a casa - ma credo che la questione sia stata ingigantita più del previsto, non credo che la ragazza fosse completamente inconsapevole di cosa sarebbe potuto accadere girovagando di notte con sette ragazzi". C'è anche chi minimizza l'accaduto, e chi preferisce alla parola stupro il termine "bravata". "In molti qui conoscono i genitori dei ragazzi, sono brave persone - dice un uomo mentre porta a passeggio il cane - onesti lavoratori e lavoratrici, sono certo che non abbiano tirato su mostri, si tratta solamente di una bravata fra ragazzi".

Angelo Flores e Roberto, i due volti del quartiere Arenella

Nel quartiere dell'Arenella - dove abitava fino a poco prima dell'arresto Angelo Flores, ritenuto al momento l'organizzatore dello stupro di gruppo - in pochi hanno voglia di parlare. Il giovane Angelo era conosciutissimo e la sua famiglia abita ancora nel quartiere. "Ogni pomeriggio - racconta a bassa voce un abitante del quartiere - questo ragazettto scendeva con il suo cane di nome Balto da casa, con sotto il braccio una sdraio in plastica e andava a mare a prendersi il sole e a far giocare il cane. Credo avesse la terza media, e non avesse un lavoro stabile, solo qualche cosina per passarsi il tempo. Dava l'impressione di essere un poco di buono, ma arrivare a stuprare una ragazza è impensabile".

"I genitori di Angelo sono distrutti - svela l'uomo - ricevono critiche continuamente, come se lo stupro fosse stata colpa loro, sono pieni di vergogna per quanto ha fatto il loro figlio. Ma hanno anche altri due bambini e devono tutelarli. Nessuno ha pietà per questi poveri genitori, distrutti dalle azioni del proprio figlio". In mezzo al degrado e alla spazzatura che ricopre i marciapiedi, di quello che una volta fu il magnifico quartiere che ospitava la tonnara della famiglia Florio, c'è anche chi alza la testa e condanna apertamente l'accaduto. Davanti a noi si presenta Roberto, un giovane di 20 anni, studente di giurisprudenza all'università di Palermo che abita nello stesso quartiere di Angelo Flores. Entrambi coetanei ma con due vite differenti. "Ho visto questo ragazzo moltissime volte - racconta Roberto - aveva un atteggiamento da mafiosetto di quartiere e prepotente, nonostante i suoi genitori siano persone per bene. Angelo come molti miei coetanei che vivono qui si sono fatti influenzare dal fascino della vita criminale, che spesso vedono sui social. Quello che è successo (lo stupro del 7 luglio n.d.r.) è una schifezza, penso ogni giorno a quella ragazza, che è poco più grande di mia sorella. Rabbrividisco pensandoci. Questi ratti, perchè definirle persone non sarebbe corretto, mi auguro scontino la pena massima prevista.

Io oggi ti parlo per cercare di dire ai vostri molti lettori che non tutto il quartiere dell'Arenella è così, c'è molta brava gente che campa onestamente e ripudia questi comportamenti fuori da ogni logica".

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