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Sequestrò il figlio barricandosi in casa nel bresciano: condannato a 4 anni

Il tribunale di Brescia ha condannato a 4 anni e 3 mesi di carcere il padre di 33 anni che aveva rapito il figlio di 4 anni durante un incontro protetto con l'assistente sociale a cui aveva mostrato una pistola

Il tribunale di Brescia ha condannato a 4 anni il padre di 33 anni che aveva rapito il figlio
Il tribunale di Brescia ha condannato a 4 anni il padre di 33 anni che aveva rapito il figlio

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Sequestrò il figlio barricandosi in casa nel bresciano: condannato a 4 anni

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Il tribunale di Brescia ha condannato a 4 anni e 3 mesi di carcere il padre di 33 anni che lo scorso 5 ottobre, in provincia di Brescia, aveva rapito il figlio di 4 anni durante un incontro protetto con l'assistente sociale alla quale aveva mostrato una pistola. L'uomo, di origini romene, si era poi barricato fino al giorno successivo in casa con il bambino. "Volevo stare con lui per il suo compleanno", aveva detto alle forze dell'ordine spiegando che la madre gli impediva di vedere il figlio.

La sentenza e il carcere

La sentenza prevede anche un risarcimento di 5mila euro alla mamma del piccolo. L’uomo aveva agito d'impulso nel corso di un incontro con il piccolo, che da qualche tempo era ospite di una struttura protetta insieme alla madre, e l'assistente sociale, avvenuto in un parco di Rodengo Saiano (Brescia). Incontro al quale si è presentato con una pistola scacciacani modificata. Dopo aver sottratto il bambino all'assistente sociale, il padre e il bimbo si sono allontanati in automobile verso casa, a Roncadelle.

Si era barricato per ore

A novembre 2021 il 33enne aveva aggredito la madre del piccolo, una connazionale di 27 anni, e il suo avvocato nello studio legale a Iseo e per questo era poi stato condannato a un anno e 4 mesi. Padre e figlio erano stati rintracciati poco dopo nell'abitazione dell'uomo, a Roncadelle, dove il padre è rimasto barricato per ore, rifiutandosi di aprire a chiunque e agitatissimo.

La testimonianza dei carabinieri

Abbiamo subito percepito che la negoziazione poteva andare bene perché il padre continuava a ripetere di provare un grande amore per il figlio“, ha raccontato Mirko Gatti luogotenente dei carabinieri che ha convinto l’uomo ad uscire. Sul posto per liberare il bimbo erano intervenuti i militari delle aliquote di primo intervento (Api) fuori dalla porta di casa, pronti ad ogni evenienza e il negoziatore in azione. “La svolta? Quando in mattinata ci ha fatto parlare con il bambino dopo la lunga notte di trattative e silenzi - ha proseguito Gatti -. Abbiamo pensato che la strada intrapresa era quella giusta e così ci siamo avvicinati alla porta di casa e ci ha aperto. Il fatto che avesse in braccio il figlio in quel momento era una garanzia che non avrebbe fatto nulla di male a noi e a lui. E così ci siamo seduti tutti al tavolo con l’uomo, mentre il bambino giocava con un collega carabiniere e con una assistente sociale“.

Ora la sentenza, con l’uomo costretto al carcere lontano dal figlio e dalla ex compagna assistiti in una casa famiglia.

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