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"Come vi permettete?". Il blitz delle attiviste di "Bruciamo tutto" in Campidoglio

L'urlo che squarcia un tranquillo incontro democratico e civile dà il via alla contestazione da parte di tre attiviste che pretendono di tenere assieme cambiamento cimatico e femminicidi

"Come vi permettete?". Il blitz delle attiviste di "Bruciamo tutto" in Campidoglio

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Un urlo squarcia la tranquillità di un incontro in Campidoglio con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in occasione della Giornata internazionale delle donne. La sala Promoteca del Comune della Capitale era gremita di gente quando, a un certo punto, una donna ha iniziato a urlare a pieni polmoni, spaventando i presenti. Un diversivo per permettere ad altre due attiviste di salire indisturbate sul palco, mentre il resto delle persone di concentrava sulla persona che urlava. Un'azione condotta con la violenza di chi non permette un incontro democratico dal collettivo "Bruciamo tutto", che con questo blitz inaugura la sua presenza nell'ampio ventaglio di collettivi veterofemministi.

Insieme al sindaco Gualtieri, nella Promoteca a parlare di sostenibilità in chiave femminile c'erano il CFO di Leonardo, Alessandra Genco, il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzila, e il co-fondatore di Nativa, Paolo Di Cesare. "Questa è la reazione a questi discorsi. Con Giulia Cecchettin avevamo detto mai più e ci sono stati 18 femminicidi, in silenzio e nascosti. Chiedo spazio per parlare", dice una delle ragazze che è riuscita a compiere il blitz dopo l'urlo, tenendo in mano lo striscione con il nome del collettivo. Dice di "chiedere spazio", ma invece lo strappa, lo ruba, a un evento a cui non è stata invitata. Quella che definiscono "azione non violenta" è, invece, un'azione prepotente e prevaricatrice, che toglie con arroganza il diritto ad altri di esprimersi, violando quelli che sono i principi democratici.

Le due ragazze sono state portate via dopo pochi secondi dagli agenti della Polizia di Roma Capitale ma, pochi istanti dopo, sul palco ne sono salite altre due, con lo stesso cartello. "Le avete portate via, avete silenziato questa cosa, come vi permettete? Noi siamo qua perché vi dispiace ma non possiamo aspettare un altro 8 marzo", urla la terza ragazza, anche lei portata via dagli agenti della polizia locale della Capitale. "Il collasso climatico sta già devastando il nostro Paese, non solo dal punto di vista economico e delle risorse naturali, ma anche dal punto di vista sociale. Non si può ignorare il vero collegamento che c’è tra la crisi che stiamo vivendo e le conseguenze che questa avrà sulle minoranze sociali. Persone socializzate come donne, persone non-bianche, persone non abbienti, con disabilità, queer che subiranno in maniera molto più accentuata la violenza e le difficoltà che la crisi sta portando e porterà con sé. Questo dovrebbe essere il fulcro di un evento come questo", si legge nella rivendicazione social con le solite argomentazioni inconcludenti.

"Vogliamo bruciare ogni altro discorso ipocrita che non riconosca i veri sistemi di dominio della nostra società, che non tenga conto del bisogno di trasformazione e rigenerazione. Questo fuoco non può più essere spento. Bruciamo tutto", concludono le attiviste, che si sono presentate nella Promoteca con il proprio fotografo. Uomo.

Ancora una volta, comunque, gli attivisti si dimostrano completamente avulsi dalle logiche democratiche di un Paese civile quale è l'Italia e ignorano qualunque regola di comportamento che permette una socialità rispettosa.

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