Cinema

Nei "Guardiani della Galassia" l'animalismo diventa spaziale

Il profondo legame fra il procione Rocket e Peter Quill e il ruolo del cane Cosmo sono al centro della storia

Nei "Guardiani della Galassia" l'animalismo diventa spaziale

Un sentimento di nostalgia si respira fra il cast di Guardiani della Galassia, riunito, insieme al regista James Gunn e al produttore Kevin Feige, per la presentazione del Vol. 3, ultimo capitolo di una delle saghe Marvel più riuscite, al cinema da venerdì prossimoo. «È raro - dice Chris Pratt, che interpreta ancora una volta Peter Quill e che ha condiviso il set con Zoe Saldana, Dave Bautista, Sylvester Stallone e molti altri - avere sul set un rapporto come quello che si è instaurato fra noi. Da nove anni siamo insieme, siamo una famiglia ormai. Peter Quill è invecchiato con me. Lo abbiamo conosciuto che era un giovane uomo che imparava a prendersi cura degli altri, a essere meno egoista, a far parte di una famiglia, appunto. Poi nel secondo film impara a capire chi è veramente, scopre le proprie radici e però capisce che la sua famiglia è quella che lo ha adottato, quella dei Guardiani. In questo terzo film Quill impara a essere a posto con sé stesso, per dirla con una metafora, impara a nuotare nel mare della vita e della galassia. È stato un grande viaggio. A volte intraprendi un viaggio fantastico di cui la destinazione finale è deludente. Questa volta no: il viaggio è stato bellissimo e la destinazione finale, i tre film che ne sono scaturiti, sono anche meglio».

La critica ha ragione. Il terzo capitolo della saga è, scrive il Guardian, uno dei migliori fra la trentina di film dell'Universo Marvel sinora realizzati. Chiude un'era, delinea un percorso, definisce la storia. Marvel spera dunque con questo capitolo di invertire la rotta negativa in termini di incassi che, complice la pandemia, ha caratterizzato le uscite degli ultimi suoi lungometraggi.

Il vero protagonista di questo terzo film però non è tanto Peter Quill o Gamora (Zoe Saldana), quanto il procione Rocket, che nella versione originale ha la voce di Bradley Cooper. Questo terzo capitolo chiarirà perché è così legato al protagonista umano della storia. «Sin dall'inizio - precisa il regista James Gunn - sapevo che Rocket sarebbe stato il cuore di questa saga. Quando Marvel mi contattò proponendomi la saga dei Guardiani della Galassia non ero non ero certo che fosse una storia nelle mie corde, in cui volevo affondare i denti. Ritornando a casa dal primo incontro con Kavin Feige e gli altri dirigenti di Marvel, vedendo un procione ebbi questa idea: perché non mettere fra i protagonisti del film un animale in grado di parlare? Ma da dove viene? Pensai subito che avrebbe dovuto essere la creatura più triste, sola, aliena di tutti, in una galassia così distante. Sarebbe stato arrabbiato, perché impaurito. Era proprio come mi sentivo io quando mi avevano proposto questa saga. Rocket, devo confessarlo sono io, e questo è un film su di me».

È però anche un film divertente, pieno di battute. «Credo che il successo di questi film consista nel fatto che sono divertenti, leggeri, a tratti umoristici, ma raccontano storie emozionanti, che vedono protagonisti degli outsider», dice Chris Pratt. Quello che emerge è un confronto toccante fra i personaggi che porterà alla fine allo scioglimento non ufficiale del gruppo dei Guardiani della Galassia. Gunn suggerisce persino ciò che succederà dopo e non rinuncia a sottili messaggi politici, antispecisti soprattutto. Insieme al procione Rocket, infatti, uno dei protagonisti di questo capitolo è il cane Cosmo, interpretato nella versione originale da Maria Bakalova. «Cosmo è creato completamente al computer - dice il regista - ma sul set c'era un vero cane, un bellissimo Golden retriever di nome Slate. Il cast era pazzo di lui».

Gunn, grande appassionato di fumetti, nel 2021 ha diretto anche The Suicide Squad - Missione suicida, e sei episodi della serie televisiva di DC Comics Peacemaker. «Amo i comics e attraverso questi film ho imparato moltissimo. Quando faccio un film tendo a preparare tutto nei minimi dettagli, a pensare anche troppo, a non lasciare niente al caso, ma forse questo modo di lavorare appartiene al mio passato. Con Suicide Squad ho iniziato a divertirmi sul set, a rilassarmi di più e con questo terzo film dei Guardiani della Galassia ho subito un'evoluzione ancora maggiore. Mi sono lasciato andare, ho consentito a me stesso di uscire fuori dalla completa pianificazione e in questo modo ho permesso alla magia del cinema di entrare sul set. Ho scoperto che questo rende il processo di realizzazione di un film più divertente e credo che si percepisca nel risultato finale. Trovo che in questo terzo capitolo tutto sia più vivo e divertente.

Spero che anche il pubblico viva le stesse sensazioni che abbiamo vissuto noi».

Commenti