Cronache

Neonato di 8 mesi ucciso, procura: "Il dna appartiene al compagno"

Svolta nelle indagini: il dna sul corpo del neonato appartiene all'uomo. La donna: "Te la farò pagare, ti faccio prendere 30 anni"

Neonato di 8 mesi ucciso, procura: 
"Il dna appartiene al compagno"

Genova - Svolta nelle indagini dell’infanticidio del piccolo Alessandro, il bimbo di 8 mesi deceduto a Genova. Si alleggerisce la posizione della madre del bambino Katerina Mathas mentre si sarebbe aggravata quella del suo compagno occasionale, Antonio Rasero. "Elemento decisivo - spiega in unan nota il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastic - è stato il rinvenimento sul piede del bambino, dove sono stati trovati i segni di un morso, del dna di Giovanni Antonio Rasero in considerazione degli ulteriori elementi di accusa già raccolti a suo carico. Resta da valutare la posizione della donna alla luce di questo nuovo dato che sembra escludere la sua partecipazione materiale al delitto". Il piccolo Alessandro è morto la notte del 15 marzo scorso nel locale di Giovanni Antonio Rasero durante una notte a base di cocaina con Aikaterini Mathas.

"Trent'anni di prigione" "Te la farò pagare. Vedrai che ti faccio prendere 30 anni": con queste parole Caterina Mathas si è rivolta stanotte a Giovanni Antonio Rasero, l’uomo con cui è accusata in concorso dell’omici urlato almeno un paio di volte contro il suo compagno di "sniffate", durante il faccia a faccia che si è svolto davanti al pm Marco Airoldi e agli investigatori della squadra mobile Gaetano Bonaccorso e Alessandra Bucci.

Confronto faccia a faccia Un confronto durato un’ora e mezzo circa, "emotivamente duro" dice uno degli inquirenti, "violento" lo definisce uno dei due difensori di Rasero, l’avvocato Giuseppe Nadalini, "teso" è l’aggettivo scelto invece da uno dei legali della donna, l’avvocato Igor Dante. Un drammatico faccia a faccia, il cui contenuto è stato secretato. Un confronto già più di una volta ipotizzato e sempre rimandato fino alla notte scorsa, quando all’una, al termine di circa dieci ore di interrogatori, il sostituto procuratore ha ritenuto che i tempi fossero maturi. Intanto emerge, come pubblicato stamani dal Secolo XIX, che le tracce di Dna relative al morso sul piedino del piccolo Ale, una delle sevizie inferte al piccino in quella notte di follia, coca e morte, apparterrebbero ad un uomo.

Tracce di dna Su questo punto gli avvocati di Rasero, Romano Raimondo e Nadalini hanno già fatto richiesta di incidente probatorio. Ed è probabilmente per questo motivo che non è stato ancora possibile fissare la data per la sepoltura del bimbo.

Ed emerge anche che Rasero in carcere ha scritto un memoriale, che nei giorni scorsi è stato consegnato al pm, in cui racconta che quella notte si era svegliato "mentre la donna gli metteva le mani in bocca". Tutti elementi, che insieme a quanto emerso dai nuovi interrogatori, e dai drammatici confronti con i testimoni e tra i due, portano ad "un progressivo sviluppo delle complesse indagini".

Commenti