Gli Ordini: non siamo un freno alla concorrenza

Santorelli (Cnr): «La nostra unificazione è un esempio per tutti»

Libere professioni tra due fuochi: Europa da una parte, Italia dall’altra. L’ultimo rapporto della Commissione europea giudica «deludente» la situazione del nostro Paese per quanto riguarda l’apertura alla concorrenza di avvocati, notai, ingegneri, architetti, farmacisti e contabili. E anche sulla riforma delle professioni in discussione al Parlamento si addensano nubi, tanto che il presidente del Cup, Raffaele Sirica, chiede a Bruno Tabacci: «La commissione Attività produttive della Camera ascolti anche noi».
Dagli atti parlamentari delle ultime due sedute, infatti, si è appreso che è stato adottato un nuovo testo base, che prevede il riconoscimento attraverso un semplice attestato di competenza delle cosiddette “nuove professioni”, non regolamentate, riunite in associazioni.
«Questo contrasta con il progetto nato dal lavoro comune tra governo e rappresentanti delle professioni - spiega Sirica - che è basato sul sistema duale, ovvero la distinzione tra professioni che incidono su interessi generali, organizzate in ordini, e quelle che possono organizzarsi in associazioni, in quanto, pur avendo rilevanza economico-sociale, richiedono regole deontologiche meno rigorose. Ancor prima, per qualsiasi professione è prevista la verifica della consistenza numerica e qualitativa, per quanto riguarda il percorso di studi. Il nuovo progetto, invece, introduce l’attestato di competenza come una sorta di riconoscimento a posteriori, indipendentemente non solo dalle verifiche preliminari, ma anche dalle sovrapposizioni con professioni già esistenti. Chiediamo quindi di essere ascoltati dalla commissione che sta lavorando sul provvedimento, a cui riproporremo la necessità di una legge di sistema, valida per le vecchie e le nuove professioni».
Riforma che invece è già, per le professioni economico-giuridiche, un fatto compiuto, culminato nell’istituzione dell’Albo unico, come ricorda il presidente del Consiglio nazionale ragionieri commercialisti William Santorelli in risposta alle critiche della Commissione europea. «In un panorama complessivamente statico come quello delle libere professioni italiane, la fusione tra ragionieri e dottori commercialisti è fino ad oggi l’unico caso concreto e virtuoso di capacità riformista. Un esempio per tutti. Per quanto ci riguarda direttamente, quindi, il rapporto della Commissione europea non fotografa la mutata realtà».
Anche se «alcune delle osservazioni in esso contenute sono parzialmente condivisibili - prosegue Santorelli -. Il nostro è effettivamente un Paese in cui si parla invano della riforma delle professioni da decenni e anche questa legislatura, come la precedente, volge al termine con un nulla di fatto. Noi siamo da tempo favorevoli a una riforma che sia in grado di eliminare alcune innegabili “incrostazioni” senza rinunciare, però, alle garanzie di qualità e deontologia, tra cui anche le tariffe minime, che solo il sistema ordinistico può garantire. Con avvocati e dottori commercialisti ci siamo impegnati, lo scorso giugno, a compiere un ultimo sforzo per creare con il ministro della Giustizia le condizioni perché la riforma si facesse, e con un suo rappresentante abbiamo raggiunto un importante accordo su temi specifici e concreti», da cui è nata la proposta di legge fondata sul sistema duale. Ma, conclude Santorelli, «noi facemmo la nostra parte, altri meno, e così anche quella opportunità sfumò».
Ora, si tratta di rispondere al pressing europeo, dopo la pubblicazione del rapporto. «Anche se non è certo una fotografia chiara - sottolinea ancora Sirica - e i suoi stessi autori lo definiscono “instabile”. Tuttavia, l’invito al confronto tra Antitrust e ordini professionali nazionali non cade nel vuoto.

A questo proposito, il Cup ha commissionato all’Università di Bologna e Lecce il primo studio europeo sulle tariffe, uno dei punti più criticati dalla Commissione, che individua uno scenario che prevede la compatibilità tra minimi tariffari e quel principio di concorrenza e interesse dei consumatori che tanto sta a cuore a Bruxelles. Non bisogna infatti dimenticare che, se spariscono le tariffe minime, i primi a soffrirne saranno gli studi professionali medi e piccoli che garantiscono il servizio in buona parte del nostro Paese».

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