Cultura e Spettacoli

Outsider In corsa verso Villa Giulia c’è anche un’esordiente di 73 anni

È uno Strega strano, quest’anno. Vada come vada, la selezione finale ha i suoi ovvi favoriti in big del mercato editoriale come Antonio Scurati (Il bambino che sognava la fine del mondo) e Andrea Vitali (Almeno il cappello), ma è indubbio che «la guerra delle candidature» e qualche assenza eccellente abbiano favorito gli outsider. Scrittori esordienti che difficilmente sarebbero arrivati nella «dozzina» in concorso. Vuoi perché alle loro spalle non ci sono editori giganteschi. Vuoi perché il talento esordiente di rado arriva ai premi, a meno che non ci sia alle spalle l’adeguata macchina mediatica. Tra questi ingressi che premiano la «novità», oltre al giovane Cristiano Cavina spicca Cesarina Vighy. È l’esordiente «atipica» della casa editrice Fazi. Ha scritto il suo primo romanzo L’ultima estate (pagg. 190, euro 18) a settantatre anni. Niente tardive smanie letterarie: questa colta signora di origine veneziana è stata colpita da una malattia neurologica grave e rara. Dopo una vita trascorsa fra le biblioteche, una vita in cui ha molto maneggiato la penna, ma senza mai affrontare faccia a faccia un pubblico di lettori, si è trovata in una condizione che non dà più tempo per le paure e porta a scelte radicali. Così ha prodotto una riflessione accorata, ma per nulla lacrimosa, che parte dalla condizione della malattia per raccontare il percorso di una vita. Ha prodotto un romanzo autobiografico e intenso che cristallizza attimi e li trasforma in poesia. Ma anche Filippo Bologna, autore Fandango, in concorso con Come ho perso la guerra, è un esordiente (toscanissimo nell’origine e nel linguaggio) che racconta una vicenda autobiografica e tutta centrata sul terribile conflitto scatenato dal trinomio provincia, tradizione, modernità. Entrambi i romanzi quest’anno, oltre ad aver incassato buone recensioni (che ormai contano pochino) hanno l’opportunità di sfruttare la vetrina del premio. Verrebbe da dire che dovrebbe essere la norma.

Non il risultato di una guerra.

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