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Padova, i segreti della città dei tre senza

Perché Padova viene chiamata la città dei tre senza? Ecco cosa si cela dietro questa dicitura legata ai suoi luoghi più celebri

Padova, i segreti della città dei tre senza
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Nota soprattutto per la splendida Cappella degli Scrovegni decorata con i trecenteschi affreschi di Giotto e per la maestosa Basilica di Sant'Antonio, la città di Padova è in realtà particolarmente ricca di siti e angoli circondati da un alone di mistero.

Non tutti sanno, ad esempio, che Padova viene anche chiamata “la città dei tre senza”, un appellativo noto agli abitanti e legato ad alcune delle architetture più note, ma non solo. Un curioso gioco di parole che illustra tre particolarità di altrettanti luoghi: il Santo senza nome, il prato senza erba e il caffè senza porte.

Padova e il Santo senza nome

Padova Prato della Valle

Il primo “senza” di Padova si riferisce alla Basilica di Sant’Antonio, vero simbolo della città veneta che attira ogni anno folte schiere di fedeli. La chiesa, sovrastata da imponenti cupole e caratterizzata da una struttura che unisce più stili architettonici, come romanico e gotico, ospita le reliquie di Sant’Antonio ed è meta di pellegrinaggio per milioni di pellegrini.

Tra le chiese più grandi del mondo, la Basilica di Sant’Antonio viene chiamata semplicemente la Basilica del Santo o più semplicemente il Santo, senza dover specificare il nome.

Padova e il prato senza erba

Padova Prato della Valle

Oltre ad essere la città del Santo senza nome, Padova è anche sede del prato senza erba. Questa dicitura fa riferimento a Prato della Valle, la celebre piazza situata a pochi passi dalla Basilica di Sant’Antonio e annoverata tra le piazze più vaste di tutta l’Europa, grazie alla sua superficie di 88.620 metri quadrati.

Il nome Prato della Valle, in particolare, ha derivazione latina e fa riferimento alla parola “pratum” che indicava proprio uno spazio molto ampio utilizzato per scopi commerciali, spesso non lastricato e quindi soventemente ricoperto di erba. La valle, invece, si riferisce alle origini paludose di questo luogo.

Particolarità della piazza è la forma ellittica delle numerose statue, dedicate ai personaggi che hanno dato lustro a Padova, ma anche l’isola centrale chiamata Memmia circondata da un anello d’acqua. Il nome rappresenta una dedica ad Andrea Memmo, nobile veneziano che decise di riconfigurare la piazza in qualità di Provveditore della Serenissima a Padova, bonificando il territorio e realizzando una canalizzazione sotterranea dotata di un sistema di deflusso centrale.

Padova e il caffè senza porte

Il terzo “senza” di Padova, infine, è legato al più antico e famoso caffè storico padovano, il Caffè Pedrocchi realizzato dall’architetto Giuseppe Japelli e inaugurato nel 1831 e diventato successivamente un luogo di ritrovo per artisti e letterati, come Ippolito Nievo, Gabriele D'Annunzio, Eleonora Duse e Filippo Tommaso Marinetti.

Il locale veniva chiamato “il caffè senza porte”, perché rimaneva aperto sia di giorno che di notte senza interruzione, almeno fino al 1916 quando la chiusura serale era diventata una strategia per evitare l’arrivo dei soldati austriaci, attirati dalle luci del locale.

Protagonista dei moti studenteschi del 1848, l’edificio porta ancora oggi i segni degli scontri tra i giovani patrioti e gli austriaci nella Sala Bianca.

Diventato proprietà del Comune di Padova dal 1891, oggi il Caffè Pedrocchi ospita il “Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea”.

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