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Boom di ascolti ma l'uscita è un flop. Le lacrime della Ferragni non incantano

L’influencer fa il pieno: 3 milioni di spettatori L’esperto: «Se da Fazio voleva risalire la china ha fallito, 2 su 3 hanno un sentiment negativo Non è autentica, resta sempre tutta costruita»

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Chiara Ferragni tiene incollati gli italiani alla tivù, ma non li convince. La sua intervista trasmessa ieri sera da Che Tempo che fa ha fatto registrare il 14%, pari a quasi 3 milioni di telespettatori, ma il sentiment dell’influencer milanese resta bassissimo.
«Se l’obiettivo della Ferragni era quello di risalire un po’ la china e dare una narrazione diversa di sé, tale obiettivo non è stato raggiunto», spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, società che ha analizzato il sentiment percepito sui social al termine dell’intervista trasmessa rilasciata a Fabio Fazio. «Permane un orientamento negativo di due su tre, pari al 67,2% a fronte di un 32,8% di sentiment positivo», rivela Brunetti. Nessuna empatia, dunque, da parte del pubblico per «l’ondata di odio» che ha travolto la Ferragni, colpevole di aver eluso l’argomento principale: lo scandalo “Pandoro gate” che ha fatto colare a picco la sua reputazione. Secondo Brunetti «non sono emersi dei grandi temi che mi hanno rovesciato la comunicazione rispetto a quello che è successo finora». «Che cosa ha fatto di nuovo rispetto al posizionamento che già si sapeva?», si chiede l’esperto di comunicazione che valuta in maniera decisamente negativa una «strategia comunicativa difensiva» che non l’ha portata a scardinare la narrazione esistente. «Non mi pare che siano emerse delle verità talmente sconvolgenti da creare una nuova e vincente narrazione», ribadisce il fondatore di Vis Factor. Anzi. La reputazione della Ferragni è peggiorata negli ultimi mesi, ma lei continua a sostenere che chi l’ha sempre appoggiata sta continuando a farlo.
«Non è così perché il sentiment che lei aveva prima era molto positivo, adesso è negativo», osserva Brunetti. Anche aver continuato a battere sul tema della sincerità non sembra aver ripagato. La nota fashion-blogger ha cercato di giocarsi la carta «dell’autenticità» ma, alla fine, «l’impressione che lei dà, è che sia sempre tutto costruito». È questo «il suo più grande peccato originale», non riuscire a risultare autentica.
«Anche quando ha parlato del suo rapporto con il rapper Fedez, ha semplicemente detto di aver avuto altre crisi, ma che questa è stata un po' più dura delle altre. È come se lei non andasse mai a fondo del problema», sottolinea l’esperto. Ma l’errore più grave è quello di aver sostanzialmente dato la colpa al suo pubblico di non averla capita. «Questa è una posizione debole che la allontanerà ancora di più dai suoi followers e dai suoi fan», sentenzia Brunetti che aggiunge: «Se tu hai un sentiment negativo che ti deriva da una vicenda e poi ti metti a parlare d’altro dicendo che la gente non ti ha capita, è chiaro che il sentiment resta negativo».
La Ferragni, in sostanza, ha avuto l’opportunità e il contesto più adatto per dar vita a un momento di verità, ma non l’ha voluto sfruttare. «Se l’intento era quello di andare da Fazio e utilizzare anche un po’ la vicenda della separazione con Fedez per spostare l’attenzione e dire che la gente non l’ha capita, ha fallito. Ce lo dicono i numeri», spiega Brunetti che aggiunge: «Da un’influencer che ha milioni di follower ci si aspetta qualcosa di più». Oltre a parlare del rapporto con Fedez, sugli altri casi che hanno determinato il sentiment negativo, è stata lacunosa e anche la sua vicenda sentimentale non ne ha migliorato la reputazione.
«Quando la Meloni ha subìto la vicenda Giambruno ha avuto un’esplosione di sentiment positivo e ha toccato il picco», ricorda il fondatore di Vis Factor. Alla Ferragni è, dunque, servito ben poco aver negato che dietro la separazione con Fedez vi sia una strategia.

L'orientamento verso una persona «raccoglie un po' tutte le varie sfaccettature e, quindi, è difficile che la gente dica di avercela con lei per la vicenda Pandoro ma per la vicenda Fedez», conclude Brunetti.

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