Misteri Reali

I principi rinchiusi nella Torre: un giallo che neppure Elisabetta II ha voluto risolvere

Il destino dei due figli di Edoardo IV, prigionieri nella Torre di Londra per volontà del loro zio rimane uno dei più grandi enigmi della Storia inglese

Di John Everett Millais, Wikicommons
Di John Everett Millais, Wikicommons
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Cosa accadde ai due piccoli discendenti di Edoardo IV dopo che lo zio Riccardo ne ordinò la reclusione nella Torre di Londra? Nessuno ha mai saputo dirlo con certezza. La loro sorte è avvolta in un fitto mistero che la regina Elisabetta, pur avendo a disposizione tutti i più moderni sistemi tecnologici e l’ausilio della scienza, avrebbe preferito non risolvere. Forse sarà Carlo III a svelare finalmente cosa accadde ai due bambini prigionieri, forse vittime di un intrigo mortale.

La detronizzazione di Edoardo V

Edoardo e Riccardo non erano bambini come tutti gli altri. Erano figli del Re d’Inghilterra, Edoardo IV (1442-1483). Alla morte del loro padre, il 9 aprile 1483, per loro iniziò un calvario. Il maggiore, di soli 12 anni, salì al trono con il nome di Edoardo V, ma vi rimase appena due mesi e mezzo, fino al 26 giugno 1483. Lo zio paterno Riccardo di Gloucester, infatti, ordinò che il nuovo sovrano e il suo fratellino Riccardo Plantageneto duca di York, di 9 anni, venissero fatti prigionieri e condotti negli appartamenti reali della Torre di Londra.

Fu proprio Edoardo IV, inconsapevolmente, a spinare la strada alla detronizzazione del figlio, poiché prima di morire aveva nominato Riccardo di Gloucester (1452-1485) Protettore del Regno mettendo, di fatto, il governo dell’Inghilterra nelle sue mani. Il defunto sovrano sperava di aiutare il suo giovane successore disponendo una reggenza forte, che potesse proteggerlo e consigliarlo. Purtroppo i suoi piani vennero sconvolti dalla sete di potere del fratello.

È facile immaginare quale fosse l’obiettivo di Riccardo. Tuttavia, per conquistare il trono non bastava nascondere agli occhi del mondo gli eredi del fratello. Era necessario delegittimarli pubblicamente. Così, il 26 giugno 1483, un’assemblea dei tre Stati che componevano il regno dichiarò Edoardo V e Riccardo Plantageneto figli illegittimi del sovrano defunto. Non si sarebbe trattato di una conclusione totalmente inventata: sembra che prima di sposare Elizabeth Woodville, madre dei suoi eredi, Edoardo IV abbia firmato un accordo prematrimoniale con Elizabeth Butler, figlia del conte di Shrewbury Lord Talbot.

Ciò significava, secondo la legge dell’epoca, che le nozze del Re con la Woodville erano nulle e la loro discendenza non aveva alcun diritto di successione al trono. L’assemblea chiese a Riccardo di Gloucester di diventare il nuovo Re d’Inghilterra. Il 6 luglio dello stesso anno venne incoronato con il nome di Riccardo III. Non si trattò di un colpo di Stato vero e proprio, non nella forma, almeno. Fu comunque un rovesciamento di potere piuttosto subdolo, reso ancora più drammatico dal fatto che a pagarne le spese furono due bambini.

La prigionia

Con l’incoronazione di Riccardo III iniziò il secondo e forse ultimo atto di questa tragedia. I testimoni dell’epoca videro Edoardo V e Riccardo Plantageneto giocare nei giardini della Torre di Londra fino all’agosto 1483. Poi i ragazzini scomparvero nel nulla e nessuno seppe darne una spiegazione convincente. Non vi alcun messaggio ufficiale, neanche un tentativo di mettere a tacere le voci che iniziarono a circolare a corte e tra il popolo.

Riccardo III era famoso per la sua smodata ambizione e la sua altrettanto illimitata mancanza di scrupoli. I suoi contemporanei non ci misero molto a sospettare che avesse fatto uccidere i nipoti, benché fossero dei bambini. Del resto, pur avendoli esclusi dalla linea di successione, la loro esistenza poteva rappresentare lo stesso una minaccia per il monarca. I dubbi, però, non divennero mai certezze. Trovare una prova, seppur minima, era quasi impossibile.

Le cronache del XVI secolo riportarono la presunta dinamica della fine dei piccoli Edoardo e Riccardo: una notte il Re avrebbe inviato un suo sicario, James Tyrell a uccidere i ragazzini soffocandoli con un cuscino. Una versione mai confermata, ma che ispirò il “Riccardo III” di Shakespeare. Del destino di Edoardo V e di suo fratello non sappiamo nulla ancora oggi: non conosciamo le cause, né la data della morte. Sappiamo di non sapere, per dirla con Socrate, ma è una magra consolazione.

Un mistero che Elisabetta II non volle risolvere

Nel 1674, durante dei lavori di ristrutturazione nella White Tower, vennero scoperta una cassa di metallo sepolta ai piedi di una scala. Dentro vi erano due piccoli scheletri. Re Carlo II (1630-1685), pensando potessero appartenere ai figli di Edoardo IV, li fece seppellire nell’Abbazia di Westminster. All’epoca sarebbe stato impossibile stabilire a chi appartenessero quei resti. Oggi, grazie al test del Dna, potremmo avere una risposta.

Alla defunta regina Elisabetta sarebbe arrivata una richiesta formale per l’esumazione e i relativi esami non solo dei due scheletri, ma anche delle spoglie di altri due bambini sconosciuti sepolti al Castello di Windsor nel Settecento. Un passo necessario, visto che questi resti sono nelle cripte reali. Secondo il Daily Mail, però, la monarca avrebbe rifiutato di concedere il permesso.

Tutto potrebbe cambiare con Carlo III. Tracy Borman, curatrice capo dell’Historic Royal Palaces, ha dichiarato che l’attuale Re “è di diverso avviso” e che “ha detto di volere che l’indagine vada avanti, in modo da poter determinare, una volta per tutte, come sono morti i giovani reali”. In fondo Carlo ha studiato Archeologia all’Università di Cambridge e questo suo interesse per la materia lo avrebbe portato a essere, come ha scritto il Mirror, “favorevole” alla risoluzione del mistero.

Fu Riccardo III a uccidere i nipoti?

Molti storici sono convinti che non sia stato Riccardo III a uccidere i nipoti. Non è da escludere che i bambini siano morti per cause naturali. Edoardo V, per esempio, sarebbe stato di salute cagionevole fin dalla nascita. Inoltre è strano che nessuno, neppure il Re, ne abbia annunciato la morte. Se davvero fosse stato lui a dare ordine di eliminarli, avrebbe dovuto almeno cercare di salvare le apparenze.

“Non vi è alcuna evidenza che i principi siano stati assassinati, non ci sono prove che le ossa appartengano ai due ragazzi. Potremmo non sapere mai cosa accadde”, ha affermato al Daily Mail l’Historic Royal Palaces. Dopo l’incoronazione, mentre Riccardo III era assente per un viaggio attraverso il suo regno, Henry Stafford, duca di Buckingham e connestabile d’Inghilterra, avrebbe tentato di liberare i bambini per restituire il trono a Edoardo V.

Nel luglio 1483 il sovrano avrebbe inviato a Londra il suo braccio destro, il duca di Norfolk, per una questione riguardante degli uomini che erano stati arrestati. Forse i ribelli che avevano cercato di entrare nella Torre. Purtroppo nessuno sa se il duca di Buckingham sia riuscito a incontrare i piccoli prigionieri e se in quel frangente possa essere accaduto qualcosa in grado di cambiare il loro destino. L’unica certezza è che il duca di Buckingham pagò con la vita la ribellione: venne accusato di tradimento e decapitato il 2 novembre 1483. Ma ancora una volta Riccardo III rimase in silenzio sulla sorte dei nipoti.

Un impostore?

Nel 1490, durante il regno di Enrico VII Tudor, un ragazzo osò contestare la legittimità del sovrano, sostenendo di essere Riccardo Plantageneto, vero erede al trono. Riuscì a dar vita a una rivolta che, però, perse nell’ottobre 1497. Sotto tortura sarebbe stato costretto a firmare un documento in cui negava di essere Riccardo e fu giustiziato il 23 novembre 1499. Molto probabilmente il giovane era un impostore.

Nel 1502 venne giustiziato, con l’accusa di tradimento, anche James Tyrell. Il governo lasciò che si diffondesse la voce secondo cui James, in punto di morte, avrebbe confessato di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Edoardo V e del fratellino.

Una tesi non verificabile, forse creata ad arte dalle autorità inglesi per nascondere la verità su ciò che davvero accadde nella Torre di Londra.

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