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La vita della regina Elisabetta in quattro oggetti iconici per ricordarla

In 70 anni di regno la regina Elisabetta è diventata una figura riconoscibile e inimitabile grazie ad alcuni oggetti che hanno contribuito a renderla iconica e indimenticabile

La vita della regina Elisabetta in quattro oggetti iconici per ricordarla
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Chiunque riconoscerebbe la regina Elisabetta attraverso una foto e di certo quasi tutti riuscirebbero a individuarne la figura anche se fosse stilizzata. La defunta sovrana riuscì a costruire un mito attorno a se stessa e al suo modo di essere, facendo delle scelte stilistiche originali, ma soprattutto adatte alla sua personalità, al suo ruolo e a ciò che intendeva comunicare con la sua immagine. In particolare ci sono alcuni oggetti strettamente legati a lei e grazie ai quali Elisabetta II divenne la sovrana unica che abbiamo imparato a conoscere in 70 anni di regno. A un anno dalla morte, avvenuta l’8 settembre 2022, la Regina è entrata di diritto nella ristretta cerchia di donne inimitabili che non solo hanno fatto la “Storia”, ma anche scritto pagine di stile, classe e moda.

Eccentrici cappellini

La prima cosa che tutti notavamo a ogni uscita pubblica della regina Elisabetta era il suo outfit. In particolare i cappellini. Secondo i tabloid la sovrana ne aveva una vasta collezione, circa 5mila. Sempre abbinati agli abiti, dai colori vivaci, anzi, sgargianti, ma per un motivo preciso: tutti dovevano riuscire a vedere Sua Maestà, anche da lontano. Chiunque doveva avere la possibilità di notarla. “Devo essere vista per essere creduta”, disse Elisabetta. Una frase che rappresenta una lezione di leadership ed esprime una cura minuziosa per l’immagine. Del resto la monarca sapeva che ogni suo outfit sarebbe stato discusso, registrato dai giornali per rimanere per sempre nella memoria collettiva. Non poteva sbagliare.

I cappellini sono anche l’emblema dell’equilibrio tra la sensibilità per la moda di Elisabetta e il suo ruolo. La prima deve passare in secondo piano per far risaltare il secondo. Con i cappelli la Regina si distanziava dagli altri, dalla moda del momento. Quell’accessorio la rappresentava e la rendeva unica. Andrew Bolton, curatore del Costume Institute of the Metropolitan Museum of Art ha dichiarato al New York Times. “[Elisabetta] non era particolarmente interessata all’alta moda, ma lo era in particolare ai vestiti e alle cose che la rendevano identificabile come Regina”.

Sua Maestà lanciava anche dei messaggi attraverso i cappellini: il 21 giugno 2017, in occasione dell’apertura del Parlamento, pronunciò il suo discorso indossando un completo blu elettrico e un cappello abbinato con fiori gialli molto somigliante, forse fin troppo, alla bandiera dell’Ue. Il referendum per la Brexit si era tenuto il 23 giugno 2016, ma in quei giorni il dibattito in proposito era diventato incandescente. Forse la Regina volle inviare un messaggio subliminale anti-Brexit? Nessuno lo sa, però Elisabetta non sceglieva i suoi outfit a caso e tantomeno lasciandosi trascinare dall’umore della giornata.

Le inseparabili Launer

“Una volta [la sovrana] mi ha detto che non si sentiva vestita senza una borsa”, ha dichiarato Gerald Bodmer, Ceo di Launer, il brand di borse preferito da Elisabetta II. La frase non era una battuta, detta tanto per dire. La Regina non si separava mai dalle sue Launer. Il marchio ricevette il Royal Warrant (onorificenza destinata alle attività che servono la Corona) nel 1968. Secondo i tabloid ne possedeva più di 200, ma Bodmer ha smentito la notizia: “Ne aveva cinque o dieci, forse undici”. Perfino nella sua ultima foto ne porta una al braccio. Sembra che portasse la borsa anche quando camminava per le stanze del Palazzo, o si sedeva per guardare la televisione.

La borsa Launer divenne una specie di appendice della Regina. Dentro vi teneva uno specchietto, un rossetto, gli occhiali, una penna, delle mentine. Addirittura Elisabetta inventò un linguaggio in codice usando proprio le handbag. Se durante una cena, per esempio, posava la borsa sul tavolo, significava che voleva andare via. Se, invece, spostava l’accessorio dall’avambraccio sinistro al destro, la conversazione non era di suo gradimento e qualcuno doveva venire a tirarla fuori dall’imbarazzante situazione.

Le spille per “inviare” messaggi

La spilla è un altro accessorio da cui la Regina non si separava mai. Con questi splendidi gioielli ha inviato decine di messaggi nascosti, ma spesso non difficili da interpretare, al pubblico. Tra le sue spille preferite, dice il sito “The Court Jeweller”, c’era la “Flower Basket Brooch”, donatale dai genitori per la nascita di Re Carlo III. Spesso Elisabetta la indossava a Natale. In particolare decise di sfoggiarla per il discorso natalizio del 1988, del 2006 e del 2013.

Per la sua partecipazione, da remoto, alla Cop26 di Glasgow, nel novembre 2021, Elisabetta scelse una spilla bellissima, la “Onslow Butterfly Brooch”, a forma di farfalla. Un omaggio al principe Filippo, scomparso nell’aprile di quell’anno. Infatti sulla scrivania della sovrana c’era proprio una sua foto, scattata nel 1988, che lo ritraeva circondato da farfalle monarca. Il duca di Edimburgo si batté per anni con l’obiettivo di salvare questi meravigliosi, delicati insetti dai cambiamenti climatici.

Le tiare della Regina

È ovvio che per una Regina la corona o la tiara (che non sono la stessa cosa, variano nel peso, nella forma e nell’uso) siano un segno distintivo. Tuttavia stavolta non ci riferiremo né alla Corona Imperiale di Stato, né alla Corona di Sant’Edoardo, poiché si tratta di simboli molto formali, legati al potere e indossati da tutti i sovrani britannici. Ci soffermeremo, invece, sulle tiare di Elisabetta II. Anche quelle sono gioielli che si tramandano di generazione in generazione, ma sono più personali, possono essere scelte in base al gusto di chi le sfoggia.

Le tiare vengono indossate secondo un codice piuttosto rigido: solo le principesse per nascita o le donne che hanno sposato membri della royal family possono sfoggiarle. Le prime dal compimento dei 18 anni, le seconde dal giorno del matrimonio. A proposito di nozze: la tiara che vediamo sul capo di una royal al momento del sì non verrà prestata a nessun’altra. Le apparterrà fino alla morte.

Era la Regina a scegliere quante e quali tiare potevano avere a disposizione le donne della sua famiglia (Meghan lo avrebbe imparato a sue spese). Una decisione insindacabile fondata sulla volontà di Sua Maestà, su ciò che lei riteneva più opportuno far indossare alle parenti in base anche al loro rango. Le reali, naturalmente, non sono obbligate a portare le tiare, ma se lo fanno devono ricordare che secondo il dress code il momento adeguato per adagiarle sul capo è dopo le sei di sera.

Fra le tiare preferite della regina Elisabetta vi sarebbe stata la "Tiara Vladimir", protagonista di una storia affascinante: creata dal gioielliere imperiale Bolin, apparteneva alla granduchessa Vladimir, la moglie del granduca Vladimir Aleksandrovič, zio dell’ultimo zar di Russia. A quanto sembra la nobildonna fu l’ultima Romanov a riuscire a scappare dalla Russia dopo la rivoluzione. Si rifugiò con i figli a Kislovodsk, ma la tiara, come molti altri suoi gioielli, rimase nella sua stanza a corte. Fu l’antiquario Albert Stopford a recuperare i preziosi introducendosi nel palazzo sotto mentite spoglie.

Nel 1921 la tiara fu venduta dalla figlia della granduchessa a Mary di Teck, la nonna di Elisabetta II, che vi fece aggiungere 15 smeraldi. Quando la regina Mary morì, nel 1953, il gioiello passò alla nipote, la quale lo sfoggiò in diverse occasioni importanti nell’arco di tutto il suo regno.tra queste possiamo ricordare la première del Riccardo III nel 1955, la serata di gala, nel luglio 1963, durante la visita di Stato di Re Paolo di Grecia (in quell’occasione venne messa in scena l’opera “Sogno di una Notte di Mezza Estate”) e il banchetto di Stato in onore del Sultano dell’Oman tenutosi a Buckingham Palace nel marzo 1982.

Possiamo credere che per lei avesse un enorme valore affettivo, poiché forse le ricordava la sovrana Mary.

Questo gioiello, come gli altri oggetti, ha reso iconica l’immagine di Elisabetta, consegnandola alla Storia del Regno Unito e del mondo.

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