Economia

Pfizer paga Vicuron 228 volte i ricavi

L’azienda acquisita è quotata a Piazza Affari ed ha guadagnato il 75%

Paolo Stefanato

da Milano

Il colosso farmaceutico Pfizer, primo nella classifica mondiale del settore e noto soprattutto grazie al Viagra, ha annunciato ieri un accordo per l’acquisizione della Vicuron Pharmaceutics, società biotecnologica Usa, frutto della fusione - avvenuta nel 2003 - tra l’italiana Biosearch e la statunitense Versicor. In base all’intesa, Pfizer pagherà 29,10 dollari per azione, complessivamente 1,9 miliardi: 228 volte il fatturato, un moltiplicatore degno dei momenti più irrazionali vissuti all’epoca della new economy. Sia al Nasdaq che a Piazza Affari, dove Vicuron è quotata, il balzo è stato repentino e il prezzo, per allinearsi all’offerta, ha segnato un parallelo aumento del 75% circa. Il valore attribuito alla società di ricerca premia le sue potenzialità: Pfizer intende espandersi nel campo dei farmaci contro le infezioni e Vicuron ha due prodotti in portafoglio in fase di approvazione da parte della Fda (l’agenzia americana che vigila sui farmaci), la dalbavancina e l’anidulanfungina, che hanno mostrato risultati positivi in studi di fase avanzata. Il mercato degli antiinfettivi è stimato 26 miliardi di dollari; la dalbavancina, in particolare, è un principio attivo che combatte le infezioni contratte in ambiente ospedaliero, ed è stata messa a punto nei laboratori ex Biosearch di Gerenzano (Varese). Potenzialità a parte, i numeri della società sono modesti: «solo» 8,3 milioni di dollari di fatturato al 31 dicembre scorso, contro i 9,6 di un anno prima, con una perdita netta di 78,5 milioni, sensibilmente migliorata rispetto i 174 persi l’anno prima. Quasi la metà dei ricavi negli ultimi esercizi sono stati rappresentati dalle commissioni per ricerca e sviluppo versate proprio da Pfizer, con la quale i rapporti sono già da tempo rodati.
Vicuron, come dicevamo, è nata nel 2003 con l’incorporazione di Biosearch da parte dell’americana Versicor, entrambe società attive nella ricerca di nuove molecole, affini tra loro e dal 1997 partner in vari progetti. Solo due anni fa, subito dopo la fusione, Vicuron capitalizzava circa 500 milioni di euro (ai cambi attuali circa 600 milioni di dollari), meno di un terzo della valutazione attribuita oggi da Pfizer. All’atto della fusione, che avvenne carta contro carta, cioè senza l’esborso di contanti, agli azionisti Biosearch andarono circa il 45% delle azioni, a quelli di Versicor il 55%.
Biosearch era stata quotata a Milano, al Nuovo mercato, nell’estate del 2000, quando già si avvertiva qualche sintomo di frenata per il boom della new economy. Era nata qualche anno prima dallo scorporo dei laboratori di ricerca della Lepetit, al momento dell’acquisizione di quest’ultima da parte del gruppo Hoechst-Marion-Roussel.

Si trattò di un fortunato caso di management buy out: pur di non procedere a tagli del personale, tutte le attività furono cedute ai manager alla cifra simbolica di 1 milione di lire, compresi i terreni e gli immobili di Gerenzano (Saronno) valutati all’epoca 100 miliardi.

Commenti